Eurozona verso la recessione

Si conferma il quadro di contrazione del manifatturiero dell’area euro, segnale di recessione, nonostante i dati definitivi delle indagini presso i responsabili degli approvvigionamenti abbiano segnato un lievissimo miglioramento rispetto a settembre. A ottobre il Purchasing managers index si è infatti attestato a 45,9 punti, dai 45,7 di settembre a fronte di una stima preliminare che lo dava a invariato a 45,7. In questa indagine i 50 punti sono la soglia limite tra crescita e calo recessivo dell’attività.

Secondo la società di ricerche Ihs Markit, che cura l’indagine, ancora una volta tutti e tre i sotto settori monitorati hanno mostrato un peggioramento delle condizioni operative: beni di investimento, beni intermedi e beni di consumo, dove però la contrazione è rimasta marginale, da qui il lievissimo incremento. La Germania, nonostante abbia riportato un leggero miglioramento nel relativo Pmi – a 42,1 punti a ottobre dal minimo da 10 anni di 41,7 punti di settembre, dove 50 è il limite da cui nizia la recessione – è rimasta la ragione principale della debolezza dell’eurozona.

Secondo il capo economista di Markit, Chris Williamson ”il manifatturiero dell’eurozona è rimasto bloccato nella contrazione maggiore in sette anni. Le preoccupazioni geopolitiche, che variano dalla Brexit alle politiche commerciali degli Usa, continuano a creare incertezze, indebolendo ulteriormente la domanda sia nazionale che estera. Ed è particolarmente preoccupante il maggiore tasso di tagli occupazionali. Considerate le recenti azioni di stimolo della Bce, è particolarmente deludente la gravità della contrazione insieme alle deboli tendenze del livello occupazione e dei prezzi”. ilnazionalista.it