Parla di “malafede” e di “ideologia politica” Franco Bechis in riferimento al linciaggio collettivo subìto dal centrodestra per essersi astenuto in aula al Senato sulla mozione di Liliana Segre per istituire una commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Il direttore nel suo editoriale su Il Tempo sostiene che “c’è il rischio” “di farsi prendere la mano e con la scusa dell’odio o del razzismo limitare severamente libertà di espressione più che consentite dalla nostra Costituzione“.
Un linciaggio “inaccettabile”, “scientifico”, “ben più grave di qualche scemata urlata anche in aula” come quando è stato insultato Emanuele Fiano perché ebreo. Questo è un “atto illiberale che getta ombre pesanti su chi ha controfirmato e dato sostegno alla mozione della Segre. Gli slogan anche buonisti che debbono andare bene per tutti esistono nelle dittature, non nelle democrazie liberali, ed è dittatura imporre con tanta violenza il pensiero unico a chicchessia, poi linciandolo perché non vi aderisce“.
Infine è “segno di malafede” perché se si fosse voluta davvero quella commissione, si sarebbe “cercato un accordo con le minoranze (si rispettano anche quelle parlamentari) per giungere a un testo condiviso, se questo era l’obiettivo politico”. Non è andata così proprio “perché c’era un intento muscolare che non vedeva protagonista ovviamente la senatrice a vita Segre, ma chi l’accompagnava. Non volevano una scelta condivisa, ma accusare di razzismo le minoranze impiccate a qualsiasi loro distinguo“.
Eppoi, si chiede Bechis, perché “non hanno votato la mozione di Forza Italia”, inappuntabile. “Temo che ci sia dietro un’ operazione ideologica che si ripara dietro lo schermo falso dell’antisemitismo per limitare libertà di pensiero”. liberoquotidiano.it