Negata assistenza psicologica ai poliziotti, Meluzzi si era offerto gratuitamente

CARCERI/OSAPP: amministrazione penitenziaria indegna – negata l’assistenza psicologica ai poliziotti penitenziari del carcere di Torino. Nei giorni scorsi il carcere di Torino è assurto a vario titolo agli onori della cronaca, oltre che per le evasioni di detenuti di notevole pericolosità comunque ammessi al lavoro esterno e non rientrati in carcere, anche in ragione delle denunce ad alcuni appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria per presunte torture in danno di detenuti.

In tale contesto di estrema e grave tensione il Prof. Alessandro Meluzzi psichiatra di chiara e riconosciuta fama, aveva offerto la propria consulenza volontaria e del tutto gratuita in favore degli appartenenti al Corpo, tant’è che l’OSAPP, tra l’altro, aveva richiesto alla Direzione dell’Istituto di pena di Torino di voler autorizzare l’ingresso del professionista per un primo incontro con il personale propedeutico a successive iniziative anch’esse volontarie e gratuite. La Direzione del carcere di Torino, la stessa che aveva nel recente passato senza alcuna remora più volte autorizzato l’ingresso nell’Istituto Torinese di ex terroristi anche responsabili ovvero coinvolti nell’omicidio di Agenti di Custodia ha dapprima tergiversato e poi ha passato la ‘palla’ dell’autorizzazione all’ingresso del citato Prof. Meluzzi al Provveditore Regionale in missione Pietro Buffa, anch’egli già Direttore del carcere, che ha a sua volta negato al sindacato nei fatti l’autorizzazione all’accesso dello psicoterapeuta, adducendo la necessità di ulteriori approfondimenti.

E’ quanto si legge nelle premesse di un intervento dell’OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) a firma del Segretario Generale Leo Beneduci all’indirizzo del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e dei Presidenti dei gruppi parlamentari che prosegue : “anche la scelta di non comprendere quali gravi tensioni affliggano il personale di Polizia Penitenziaria in servizio a Torino, nei fatti differendo sine die un supporto e strumenti psicologici resi per la prima volta disponibili in forma del tutto gratuita e volontaria agli appartenenti del Corpo, dimostra fuori di dubbio, quanto i ‘soloni’ dell’amministrazione penitenziaria costituiscano oramai un corpo separato e del tutto estraneo alle esigenze del personale e che le scelte nell’amministrazione penitenziaria riguardano esclusivamente la popolazione detenuta, a cui solo vanno ormai nel nostro paese le più significative attenzioni, piuttosto che nei riguardi delle donne e degli uomini nelle carceri Italiane, che rischiano ogni giorno la propria incolumità e la propria vita nell’interesse dell’ordine costituito e della collettività nazionale.

Nello stigmatizzare come improvvida e scriteriata la mancata decisione del Direttore della Casa Circondariale di Torino L. C. Domenico Minervini e del Provveditore Regionale in missione Pietro Buffa – prosegue il leader dell’OSAPP – ci è d’obbligo specificare che purtroppo mai come da quando è Ministro della Giustizia il pentastellato Alfonso Bonafede la Polizia Penitenziaria sia pervenuta a tali livelli di degrado e di disattenzione con annessi rischi, che da un sistema penitenziario assolutamente malfunzionante potranno investire e ledere gli interessi di sicurezza e di civile convivenza dei cittadini onesti”.

Nei sensi indicati – conclude Beneduci – l’OSAPP che ha già proclamato lo stato di agitazione nazionale del personale di Polizia Penitenziaria e che si prepara ad assumere pubbliche e tangibili iniziative di protesta sul territorio, stante il silenzio sino ad oggi riscontrato, rivolge l’ennesimo appello alle forze politiche che veramente abbiano a cuore nei fatti e non esclusivamente nelle dichiarazioni delle piazze le sorti del Corpo di Polizia Penitenziaria, quale unico Corpo di Polizia dello Stato avente funzioni per legge anche risocializzanti,acchè finalmente separino dal futuro della Polizia Penitenziaria una classe dirigente del tutto estranea agli interessi del personale e per la sicurezza delle carceri italiane e che ha fatto dello stesso Corpo un esclusivo strumento per le proprie carriere individuali”.