RABAT – “Pena di morte con esecuzione effettiva”. Il collegio dei giudici di secondo grado aggrava le richieste per i tre esecutori materiali del duplice omicidio di Imlil. Condannati in prima istanza alla pena capitale per aver decapitato due turiste scandinave, nel dicembre del 2018, in nome dell’Isis, i tre facevano parte di un gruppo organizzato di 24 persone, tutte coinvolte in modo diverso nell’uccisione. In Marocco la condanna a morte resta sospesa in virtù di una moratoria in vigore dal 1993.
Luisa Vesterager Jesperse, danese, 24 anni, e l’amica, Maren Ueland, norvegese di 28 anni, furono barbaramente uccise, mentre erano accampate per un trekking sulle montagne dell’Alto Atlante.
I giudici della Corte d’assise d’Appello di Salè ora chiedono la pena di morte con esecuzione per i tre principali accusati e la condanna capitale anche per il quarto uomo che faceva parte del gruppo ma si è sfilato prima dell’uccisione delle due turiste.
Gli avvocati della difesa hanno richiesto una perizia psichiatrica per i tre principali accusati. Le parti civili hanno chiesto un indennizzo di 500 mila euro per la famiglia di Maren che vuole creare una fondazione “contro gli estremismi”. ANSA