L’indagine ordinata dall’attorney general Usa William Barr sulle origini del Russiagate è diventata ora un’inchiesta penale, anche grazie – rivela Fox News – alle nuove prove fornite dall’Italia. Questo significa che i dirigenti e gli ex dirigenti dell’Fbi e del dipartimento di giustizia eventualmente coinvolti rischiano un’incriminazione. Aumenteranno poi i poteri di raccogliere prove del titolare dell’inchiesta John Durham.
“Dall’Italia nuove prove per l’inchiesta” – L’indagine di Durham “si è allargata sulla base di nuove prove scoperte durante il suo recente viaggio a Roma con il ministro della giustizia William Barr”. Dagli Stati Uniti provano quindi nuovamente a portare l’Italia nella guerra tutta interna all’amministrazione americana sul Russiagate. In quel viaggio, ricorda Fox News, i due hanno incontrato i dirigenti dei servizi di intelligence italiani in due distinti incontri, a Ferragosto e il 27 settembre. E sarebbe stata quella l’occasione, avrebbero detto alcune fonti, in cui sarebbero emerse queste “new evidences”.
Ma Roma smentisce – Prove che fonti d’intelligence italiane smentiscono – “mai dato alcuna prova” – come già avevano fatto in passato con la storia dei due cellulari Blackberry di Joseph Mifsud (il professore maltese al centro della vicenda) che sarebbero stati consegnati dagli 007 agli americani e come avevano fatto ancora prima quando sempre dagli Usa era trapelata la notizia che a Barr e Durham sarebbe stato consegnato un nastro con la voce di Mifsud.
A Fox News le stesse fonti hanno poi riferito che ora Durham è “molto interessato” a sentire James Clapper e John Brennan, direttori rispettivamente della National Intelligence e della Cia quando il controverso dossier dell’ex spia britannica Christopher Steele, pagato dalla campagna di Hillary Clinton e dal Partito democratico, fu usato per intercettare l’ex consigliere di Trump Carter Page.
Si accende lo scontro politico – Al di là delle novità – o meglio: delle presunte novità – che arrivano dagli Usa, resta una domanda: perché Conte ha autorizzato i colloqui tra un’autorità politica e i vertici dei servizi d’intelligence? E resta lo scontro politico, con protagonisti gli ex alleati di governo. L’attacco che lo stesso Conte ha rivolto in conferenza stampa all’ex alleato Matteo Salvini dopo l’audizione al Copasir, sui presunti fondi russi per la Lega e gli incontri di Savoini a Mosca, ne é la riprova.
Il presidente del Consiglio trova l’appoggio di Zingaretti – “ha ragione da vendere, Salvini deve spiegare” – e di Maio, secondo il quale Conte ha fatto una ricostruzione “nei minimi particolari” di quella che è stata una “interlocuzione a livello istituzionale, come è normale che ci sia tra due Paesi alleati”. Dunque “l’unico Russiagate che esiste – dice il capo politico dei cinquestelle – è quello che riguarda la Lega e Salvini”.
Per la Lega il primo a rispondere è stato Paolo Arrigoni, membro del Copasir. Conte, dice, è un “irresponsabile completamente accecato dall’odio contro Salvini, che per difendere se stesso mette a rischio la sicurezza nazionale: la seduta di ieri non e’ mai intervenuta sul presunto scandalo russo che coinvolgerebbe Salvini, anche perché c’è un’indagine della magistratura”. Al premier ha poi replicato anche lo stesso leader della Lega. “Teoricamente doveva giustificare i suoi problemi con i servizi segreti. E di cosa ha parlato? Di me. Un po’ come quando al liceo mi interrogavano in fisica o mi chiedevano della disequazione e io partivo con le supercazzole“. tgcom24.mediaset.it
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