di Vittorio Feltri – – I limiti all’uso dei contanti che vuole imporre il governo sono la certificazione ufficiale dell’idiozia atomica del ceto politico che abbiamo eletto. Un qualsiasi lavoratore, autonomo o dipendente, quando incassa il compenso per una propria prestazione professionale, è obbligato in anticipo a pagare una imposta. Io, per esempio, sono retribuito in base ai diritti d’autore e su ogni euro che guadagno mi viene trattenuta alla fonte una tassa cospicua. Anche se fossi un farabutto sarei tecnicamente impossibilitato a evadere. Il mio è un versamento automatico e non volontario. Naturalmente il denaro non mi viene consegnato nella classica busta paga in voga negli anni sessanta e settanta, bensì è versato in banca sul conto personale. Va da sé che se tale conto è intestato a me il contenuto del medesimo è mio e ne faccio ciò che voglio. E invece no. Lo Stato pretende che i soldi depositati nell’istituto di credito non siano completamente a disposizione del titolare. Ne puoi prelevare un po’, tremila euro al mese quest’anno, il prossimo solo duemila e infine mille. Ciò secondo le nuove norme studiate dall’esecutivo più imbecille che ci siamo dati. Esse come si giustificano?
Quel genio di Conte è convinto che vietando il traffico dei liquidi si riduca l’evasione. Gli si chiede: ma se il mio valsente ha già subìto una decurtazione tributaria al momento in cui l’ho ricevuto, come ca*** faccio a fregare il fisco dato che l’erario ha già fregato me? Se però lo Stato desidera ficcare il naso nei nostri risparmi lo faccia andandoli a spulciare in banca, e se vi trova introiti non denunciati agisca in base alla legge, ma non venga a rompere i cogli*** a me e a milioni di persone oneste che denunciano perfino gli spiccioli. Io pretendo di spendere i miei quattrini come e nella quantità che mi garba. E qualora sborsi mille euro per andare a letto con una escort sono affari miei e non dei gay che ci amministrano. Sarebbe assurdo che in un Paese che va a putt*** non fosse lecito per un cittadino pagare di sfroso una migno***.
Un ultimo esempio. Mettiamo il caso che chieda l’intervento di un giardiniere per sistemare le mie piante. Questi se mi fa la fattura è obbligato a infliggermi l’Iva dopo di che è pure obbligato a ufficializzare il suo compenso e a sganciare un tributo.
Bisogna essere scemi a pensare che il giardiniere si sacrifichi spontaneamente a subire un prelievo. E bisogna essere ancora più scemi a pensare che a me non convenga saldare il debito in nero, cioè sottobanco.
di Vittorio Feltri – – www.liberoquotidiano.it