“Volevo prendere un ragazzo come me, togliergli le promesse dei figli che avrebbe voluto fare, togliergli l’amore dei suoi genitori: quello era il mio intento. Io ho perso un figlio e Torino doveva pagarla, ho preso uno qualunque”, sono le parole pronunciate davanti ai carabinieri da Said Mechaquat, assassino di Stefano Leo, 27enne accoltellato alla gola in lungo Po Machiavelli la mattina del 23 febbraio scorso.
È il 31 marzo 2019, ore 20:28, Said si presenta dai carabinieri e racconta il delitto. “Perché l’ho preso al collo? Perché era sicuro. Di schiena, anche se buchi il polmone, rischi che non muore. È logica”, risponde Mechaquat agli inquirenti. Sulla dinamica, il ragazzo aggiunge: “Gli ho dato un colpo al collo, ho controllato se glielo avevo dato bene e poi l’ho superato”.
Il 27enne omicida accusa gli assistenti sociali che gli hanno portato via suo figlio: ”È una questione morale, di cuore. È come se tu dici ’c***o, ma non è normale che ci sono quelli accoppiati bene e io mi sono ritrovato questa str***a” (il riferimento è all’ex compagna, contraria al fatto che l’uomo vedesse loro figlio, ndr).
La confessione va avanti per 139 minuti e si chiude alle 22.47. Il prossimo 18 novembre, Said Mechaquat dovrà comparire dinanzi ai giudici per l’inizio del processo per omicidio