PIANORO, BIMBI ‘SCHEDATI’ IN ARMADI COMUNE. BORGONZONI CHIAMA FORZE DELL’ORDINE. ESPOSTO LEGA A PROCURA E GARANTE: “DATI SENSIBILI ABBANDONATI. AMMINISTRAZIONE NE RISPONDA” – Centinaia di bambini ‘schedati’ con informazioni sensibili su situazione familiare, disagi, osservazioni sulla loro psicologia e sul comportamento. Informazioni raccolte sui minori per anni e stipate in armadi senza chiave, potenzialmente accessibili a chiunque.
Ê quanto ha trovato un consigliere comunale della Lega, Luca Vecchiettini, in una stanza messa a disposizione dei gruppi politici del Comune di Pianoro. I locali si trovano nella frazione di Rastignano e in quei faldoni anche Vecchiettini si è trovato citato, con informazioni di quando era piccolo. Dei fatti la senatrice leghista Lucia Borgonzoni ha già informato le forze dell’ordine. Tra i faldoni – che recano la scritta ‘progetto Patchwork’ – si leggono (si vedano gli allegati) ‘profilazioni’ di ciascun minore. Di una bimba è scritto: “Peggioramento […] ha un po’ di manie di persecuzione e parla da sola (proporla per il Kismet)”, di un altro si rivela che è in corso un “progetto su di lui a livello di servizi”. Ancora: “[…] è diffidente, come la madre. La madre non accetta che si sporchi”, oppure: “Si sente una disgraziata ed ha molta confusione perché a casa (terreno minato) non ha molti punti fermi”. Di nuovo: “Capelli lunghi, problema di immagine e non di identità di genere” e “[…] non ha carattere, temo che abbia un vissuto di rifiuto (cerca nel cestino)”.
“L’Amministrazione spieghi perché informazioni sensibili su bambini e famiglie, su cui peraltro chiediamo sia fatta chiarezza, sono lasciate in armadi aperti e accessibili a chiunque. Trovo che sia una cosa inammissibile: stiamo valutando, d’intesa con avvocati, un esposto alla Procura della Repubblica e al Garante della Privacy”, dice Lucia Borgonzoni, senatrice della Lega e candidata alla presidenza della Regione.
E il consigliere della Lega Vecchiettini spiega: “A una nostra interpellanza sul progetto Patchwork l’amministrazione rispose che si tratta di un ‘progetto presente sul territorio da quasi 20 anni per attività di prevenzione del disagio psicosociale’, precisando che ‘il destinatario dell’intervento è sempre il gruppo classe e mai il singolo alunno/a’, cosa smentita dai faldoni che abbiamo visionato, tra i quali ho trovato anche informazioni sulla mia persona e su quella dei miei familiari, scoprendo di essere stato ‘schedato’ da piccolo.
Oltre a questo considero grave che relazioni dettagliate sui bambini siano lasciate alla mercé di chiunque. Un fatto inquietante, ancor più dopo quanto riportato dalle cronache in questi mesi sul tema degli affidi. Vista anche l’accessibilità di queste informazioni c’è da augurarsi che non siano utilizzate da qualcuno per scopi poco commendevoli. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per ottenere chiarezza e trasparenza. Con i minori non può essere tollerata nessuna leggerezza”.