Sinistra in salsa sempre più buonista. Che segue sempre lo stesso copione. Stavolta a recitare nelle repliche è Enrico Letta. Filosofeggia sui migranti, un po’ alla Lapo Elkann. «La rivista Arel ha preso sfida da alcuni anni, di lavorare ogni volta su una parola. E oggi ci troviamo attorno a questa parola: straniero». «È una delle parole più impegnative», ha continuato Enrico Letta. «Una parola che nel 2019 è stata la più presente, come mai prima, nel dibattito. Ed è stata l’elemento più divisivo in assoluto».
Nell’intervento all’Arel, alla prima lezione della Scuola di Politiche, ha specificato vari concetti. Nessun accenno alle sofferenze e alle proteste degli italiani. Anzi, l’argomento viene affrontato con la solita retorica “sinistra”. «Lo straniero può essere portatore di scambio, di ricchezza. Ci sfida dentro la nostra comunità ad essere diversi, migliori, a vedere le cose da altri punti di vista. Ma lo straniero è anche il più facile dei capri espiatori, lo è da sempre».
«Quando non si ha la capacità di dare risposta a problemi allora si ricorre a un capro espiatorio e gli stranieri sono sempre stati i primi». «L’Italia è sempre cresciuta quando è riuscita a incrociare e incrociarsi con lo straniero», ha detto ancora Enrico Letta. «Credo che questa sia forse la migliore risposta a chi usa lo straniero come capro espiatorio: questo gioco va ribaltato. E va introdotto dentro un discorso di verità, perché sul tema dei migranti lo scarto tra percezione e realtà è impressionante».
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