Mons Galantino, l’odio per Salvini e gli attacchi all’Eucaristia

Super Ex ci ha scritto. Per chi non lo ricorda, Super Ex è ex di movimento per la vita, avvenire, e altro ancora, ma – precisa Marco Tosatti – non è un ex della Chiesa cattolica, a cui vuole bene, e per cui soffre, come vediamo dalla sua lettera, incentrata su Galantino, Salvini, il Partito della Morte europeo e mondiale e gli attacchi in pieno svolgimento ormai da qualche anno all’eucarestia cattolica.
Galantino è tornato ad agitarsi. Dalla sua bocca non esce che un solo slogan, uno ed un solo concetto: ‘più immigrati, più Europa’. Ha studi filosofici, che ama vantare, ma certamente molto limitati e monotoni.
Oppure è il magistero di Emma Bonino ad apparirgli davvero straordinario ed ‘infallibile’.

C’è però da stare tranquilli: con il suo capo, che lì lo ha voluto e lì lo tiene saldamente, l’accordo è perfetto. Sia riguardo alla santità di Emma, sia nell’identificazione del diavolo del momento: Matteo Salvini. Il quale ha varie colpe imperdonabili: la prima è quella di non apprezzare l’invasione pianificata dell’Italia e il tentativo di sostituzione etnica allo scopo di creare un frullato misto di popoli e religioni; la seconda è quella di aver capito, facendo per tanti anni l’eurodeputato a Bruxelles, quanto l’attuale Ue sia pericolosa per la libertà dei popoli e la dignità dell’Italia; la terza colpa è forse la peggiore: Salvini è un uomo tutto di un pezzo.
Con lui non si può fare il giochino che ha funzionato (o almeno sembra aver funzionato) con Di Maio: due incontri a Washington, nel novembre 2017, uno con il potere Yankee, l’altro con il segretario di Stato vaticano cardinal Pietro Parolin, e tutta la carica rivoluzionaria, anti-Nato ed anti-Vaticano è sparita d’incanto! Matteo Salvini invece non ha voluto incominciare a ‘ragionare’ come si conviene a chi voglia garantirsi certi appoggi, neppure dopo aver vinto le elezioni, neppure nel momento in cui i riflettori erano puntati su di lui, e qualcuno aspettava qualche saggia parola di ripensamento.

Circa cento anni fa Benito Mussolini, prima di ricevere la nomina a presidente del consiglio da parte del re, cessò prudentemente di proclamarsi repubblicano e, per riposizionarsi, cominciò gradualmente a chiudere i comizi facendo gridare a qualcuno dei suoi: “Viva il re!”. Sapeva bene infatti che l’incarico lo dava Vittorio Emanuele, e non altri.

No, Salvini non cambia musica, pur non ignorando quale disco piacerebbe a Mattarella, e continua a ripetere ciò che ha sempre detto: ad esempio stigmatizzando l’attacco americano, immotivato, contro la Siria, e prendendo apertamente posizione per Alfie.
Contraddire gli Usa, la Gran Bretagna, i reggicoda italiani e il partito internazionale della morte, mentre i riflettori sono puntati, significa davvero credere in ciò che si dice! Chapeau!

Detto questo e sperando che Salvini riesca a portare a termine il suo disegno (impedire l’ennesimo colpo di Stato tecnico e non permettere che i 5 Stelle vengano definitivamente cooptati dal sistema, sino a diventare il PD 2, “la vendetta”), due paroline sulla nostra amata Chiesa cattolica, sempre più piagata, a tal punto da essere ormai irriconoscibile non guastano.

Quello che è ormai chiaro, dopo la questione della inter-comunione con i protestanti, è che Amoris laetitia non era solo un attacco al matrimonio cristiano, ma anche all’Eucaristia.
Benedetto aveva incentrato buona parte del suo pontificato proprio sul Panis angelicus, attraverso la promozione dell’Adorazione Eucaristica, il ritorno al messale latino, la maggior dignità delle celebrazioni liturgiche. Sapeva bene, infatti, che il fedele sperimenta la sua natura divina soprattutto quando apre il suo mondo interiore alla contemplazione, alla preghiera, al silenzio, all’unione spirituale e corporale con Cristo stesso.
Bergoglio, invece, ha impostato tutto il suo pontificato sul panis terrenus: giustizia sociale, solidarietà, immigrazione, povertà materiale…. E’ evidente che vuole trasformare la Messa in un semplice banchetto, in cui l’Eucaristia sia ridotta ad un cibo simbolico come un altro, condiviso da tutti. Ciò che dobbiamo dare ai poveri, dicevano i teologi della Liberazione, non è il Corpo di Cristo, che non nutre, ma, è prima di tutto, anzitutto, soprattutto il pane da mangiare! Così, da sacerdoti che erano, divennero guerriglieri, politicanti, sindacalisti, comunisti… senza ovviamente saziare né la fame del corpo nè quella dello spirito”.