Bambino allontanato da casa e maltrattato in comunità, la mamma presenta denuncia

ROMA (11 Ottobre 2019) – «A Roma non c’è di certo “Bibbiano”, non siamo in Emilia Romagna, ma i risultati alla fine sono gli stessi» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, che sta seguendo diversi casi gestiti dai Tribunale dei Minorenni di Roma, accomunati dalle decisioni drastiche e dall’evidente contraddittorietà.

«Un ragazzino è stato tolto alla mamma dopo cinque anni dal decreto di allontanamento, per un altro caso invece il provvedimento è stato emesso in due giorni soltanto, in un terzo caso attendiamo da quasi un anno che il tribunale di esprima ed eviti che una neonata continui a rimanere lontana dalla sua mamma, mentre è grave il caso di una donna che dopo aver denunciato d’essere stata maltrattata e costretta a prostituirsi si è vista togliere i figli, che adesso sono pure a rischio adottabilità. Ma come funziona il Tribunale dei minorenni di Roma? Si occupa del bene dei bambini o di quello delle case famiglia?».

Il caso scoppiato in questi giorni riguarda un ragazzino di dieci anni, che nel 2014 fu oggetto di un decreto di allontanamento dalla madre, in seguito ad alcuni diverbi con la scuola. Provvedimento mai messo in atto dopo il trasferimento della famiglia fuori Roma e i Servizi sociali finirono con il “dimenticarsi” di loro. Ma la scorsa primavera, dopo cinque anni, si sono ripresentati alla loro porta: la madre aveva protestato a scuola per degli atti di bullismo subiti dal figlio, la scuola aveva fatto una segnalazione e il tribunale aveva rivangato il vecchio decreto. Il ragazzino, così, è stato portato in comunità, dove però sta tutt’altro che bene e dove di certo non stanno facendo il meglio per lui.

Nella comunità ci sono ragazzini ben più grandi e “scaltri” di lui, il bimbo non è stato curato per giorni da un’infezione ai piedi e, ultimo episodio accaduto alcuni giorni fa, nel corso di una telefonata, piangendo, ha riferito di essere stato schiaffeggiato dall’operatore. La mamma è corsa e riprendere il figlioletto e non ha esitato a denunciare l’operatore per abuso di metodi correttivi. Dopo la “fuga”, a casa della mamma si sono presentati i carabinieri, ma il ragazzino si è rifiutato di seguirli. Ha scritto pure di suo pugno che lui sta bene a casa con la sua mamma e in comunità non ci vuole andare.

«Dopo cinque anni si sono ricordati di lui?» prosegue l’avvocato Miraglia. «Adesso hanno ritrovato il decreto e deciso di applicarlo? E in tutti questi anni che hanno fatto? Sto seguendo inoltre il caso di una bambina che da due anni vive in una casa famiglia: l’udienza per farla tornare dalla madre risale a febbraio, ma da allora non è giunta nessuna risposta dal tribunale e la piccola continua a vivere in comunità.

Opposto il caso di un ragazzino il cui padre, vicino ad ambienti della politica romana, cerca in tutti i modi di averlo con sé: ben tre riunioni di Camera di consiglio sono state svolte ad agosto per cercare di allontanarlo dalla madre. Ha pagato invece cara l’aver denunciato gli abusi una donna che si è vista strappare i figli, costretta ad aggiungere dolore al già enorme dolore che vive da donna maltrattata. Mi domando in che modo e in favore di chi operi il Tribunale dei minorenni di Roma».

Avv. Francesco Miraglia