Premessa: era il 2007 (governo Prodi, ndr) quando si decise che il TFR non poteva più restare a disposizione delle aziende bensì doveva essere girato all’Inps, e che le somme in mano all’ente previdenziale avrebbero dovuto essere utilizzate per “promozione edilizia ad alta efficienza energetica, fondo salvataggio e ristrutturazione imprese in difficoltà, imprese pubbliche, alta velocità, spese funzionamento della Difesa, rifinanziamento per investimenti”. In realtà, quei soldi sono finiti nel calderone Inps senza che ne fossero chiari gli scopi. (https://quifinanza.it/pensioni)
Spariti 36 miliardi su 68 – Nell’arco di questi dodici anni il Fondo Tfr presso l’Inps ha raccolto 68 miliardi, di cui oltre 36 sono letteralmente spariti, come rivelato da Il Sole24Ore. Pochi mesi fa la Corte dei Conti ha provato a capire dove fossero finiti questi quattrini interpellando l’allora governo gialloverde, che ha girato la patata bollente al presidente Inps Tridico, il quale a sua volta ha citato leggi senza offrire risposte esaustive. Resta un fatto: un pezzo della busta paga di 3,3 milioni di italiani è sparito in 40 voci di bilancio. (A nessuno è venuto in mente di interrogare Boeri?, ndr)
Garanzia di Stato per i lavoratori – – Fortunatamente non saranno i lavoratori a rimetterci: al momento di andare in pensione, sarò lo Stato a garantire i soldi. Col rischio ovviamente di un relativo aumento del debito pubblico.
Doppia beffa per le imprese – – Per le imprese, invece, la beffa è doppia. Se nel 2007 dovettero rinunciare ai soldi dei Tfr per girarli all’Inps, ora saranno con tutta probabilità costrette ad anticipare le somme ai lavoratori in uscita.