“Avremmo preferito restare in silenzio a riflettere sulla caducità della vita e del lavoro dei poliziotti, seriamente minacciata da più parti, ma le volgari parole espresse sui tragici fatti di Trieste con un tweet da tale Chef Rubio, ormai più personaggetto che persona, impongono una ferma presa di posizione nel rispetto del martirio dei due giovani colleghi caduti nell’adempimento del quotidiano servizio per il bene della collettività”. E’ la durissima presa di posizione di Giuseppe Tiani, segretario generale del Sindacato Italiano Appartenenti Polizia.
“Non sfugge la doppiezza morale di questa nuova icona di uno schieramento, anacronistico, polveroso e fuori dal tempo, composto per lo più da vecchi arnesi di una politica ideologica che per sopravvivere a se stessa necessita di un nemico. Questo nuovo guru di cotanta intellighenzia, infatti, vorrebbe ammantare le proprie parole di una qualche dignità politica partendo dall’accusare il “sistema”, termine buono per tutte le stagioni, reo di produrre schiere di poliziotti che costituirebbero una minaccia per il cittadino. Ed è lì il bersaglio grosso, poliziotti impreparati fisicamente e psicologicamente di cui aver paura”, dice Tiani.
“Cioè, nel filo conduttore che lo contraddistingue, il nuovo profeta coglie la possibilità per un altro dei suoi strali contro lo Stato, le sue Leggi e chi tenta ogni giorno, tra mille difficoltà e impedimenti, di farle rispettare. La volgarità di tale pensiero, negli stessi tragici attimi in cui il sangue versato non si è ancora rappreso, suscita nausea e senso di ribellione non solo in centinaia di migliaia di donne e uomini in divisa che ogni giorno, in Italia ma anche all’estero, servono con onore e dignità il proprio Paese ma in tutte le persone oneste e per bene, la stragrande maggioranza, che stanno piangendo con noi la scomparsa di due dei suoi figli migliori”, prosegue.
“Sarebbe fin troppo facile e superficiale rispondere al sig. Rubio evidenziando l’arrogante vacua presunzione, partendo da competenze professionali perimetrate in una cucina, di voler e poter giudicare sentenziando su fatti che attengono il complesso mondo della gestione della sicurezza in questo Paese. Ma è necessario, per chi come me ha affrontato personalmente e sulla propria pelle i conflitti a fuoco avendo avuto la fortuna di rimanere illeso, superare l’insignificante volgarità di frasi che possono apparire solo banali e frutto della piccolezza morale di alcuni biechi figuri per denunciare ciò che in verità si cela dietro quelle parole ma anche, è bene ricordarlo, dietro le parole di circostanza che certa parte del mondo politico usa strumentalmente sui temi della sicurezza nei momenti di bisogno o convenienza quando, alternativamente, si trova al Governo o all’opposizione”, afferma ancora.
“I colleghi di Trieste erano seri, preparati e perfettamente stabili psicologicamente ma la tragedia che li ha coinvolti è anche frutto dell’incertezza operativa causata dalle continue interferenze dei tuttologhi professionisti della sicurezza che, così come i professionisti dell’antimafia, inquinano, orientando il main stream, i temi che possono e devono essere trattati solo da chi la sicurezza la tutela ogni giorno -conclude-. A differenza dei personaggetti dei “salotti buoni” dei social, i poliziotti vivono quotidianamente nel mondo reale affrontando le difficoltà operative con dedizione e sacrificio sapendo di essere sempre soli con la sola compagnia, per chi crede, del crocifisso affisso nei nostri uffici e nei nostri cuori”.