Lotti rinviato a giudizio, grillini alleati del Pd e muti

Luca Lotti è un uomo fortunato. Lo difendono i capigruppo del Pd, Marcucci e Delrio – e in fondo stavano tutti e tre assieme a Renzi – Zingaretti lascia correre e i grillini hanno la museruola. Il rinvio a giudizio per l’affare Consip non scuote la maggioranza. Fischiano per aria, giustizialisti e garantisti.

Pentastellati senza voce – – Lotti può tranquillamente spacciarsi per vittima su Facebook, non c’è un solo pentastellato che strilli. Nemmeno la Taverna. Di Battista in vacanza. Senza voce. Il mutismo come bandiera. La morale e l’amorale. Al tempo dell’esplosione della scandalo strillavano come aquile, per non parlare poi del caso Palamara. Luca Lotti, rinomato emblema del potere renziano, ora invece andrà in tribunale accompagnato dal silenzio di chi lo odiava. Sembra solidarietà.

Eppure la memoria ci aiuta, anche se sembra aver abbandonato il povero Di Maio, pizzicato in un’altra bugia delle sue a proposito di Lotti. Ma tant’è, l’amore smodato per il potere ha trasformato talmente tanto i pentastellati che ormai non fanno più caso a quei problemi giudiziari che una volta sembrano indignarli.

Eppure volevano sfiduciare Lotti – – Dovevano cambiare il mondo e invece è stato il mondo a cambiare loro. Al punto che il 15 marzo del 2017 il Senato respinse la mozione di sfiducia contro l’allora ministro Lotti proprio per l’affare Consip. Chi l’aveva presentata? Esattamente quei Cinquestelle che oggi se ne stanno zitti, quieti, muti. E in maggioranza, ovviamente, c’era il Pd di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi – quelli con cui Di Maio mai avrebbe governato – a fare da scudo a Luca Lotti.

Magari ora diranno che se per caso Lotti dovesse e trarci qualcosa con la vicenda toghe sporche con Palamara e compagnia, allora sì che parleranno. Fioretto, insomma. Invece dovrebbero vergognarsi per come hanno imbrogliato il loro popolo. Ma tant’è: la rivoluzione si era già fermata in Umbria. Col Pd ci vanno pure di fronte al popolo…

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