Sono stati sospesi dai loro incarichi cinque dipendenti vaticani, nel quadro delle indagini della magistratura dello Stato Pontificio su alcune “operazioni finanziarie”. La sala stampa della Santa Sede ha resto noto, ieri, che nella mattinata erano sono state eseguite, “presso alcuni Uffici della prima Sezione della Segreteria di Stato e dell’Autorità di Informazione Finanziaria dello Stato”, “attività di acquisizione di documenti e apparati elettronici”.
L’operazione, spiegava una nota, “autorizzata con decreto del Promotore di Giustizia del Tribunale, Gian Piero Milano e dell’Aggiunto Alessandro Diddi, e di cui erano debitamente informati i Superiori, si ricollega alle denunce presentate agli inizi della scorsa estate dall’Istituto per le Opere di Religione e dall’Ufficio del Revisore Generale, riguardanti operazioni finanziarie compiute nel tempo”.
La nota vaticana non ha aggiunto altro su questa operazione che assume contorni particolari nella misura in cui l’Aif è l’organismo titolare dei controlli sui dicasteri vaticani e la prima sezione della Segreteria di Stato, alle dirette dipendenze del monsignore Sostituto, è il centro operativo della burocrazia vaticana.
Oggi, scrive Emiliano Fittipaldi dell’Espresso, il Corpo della Gendarmeria ha spedito una disposizione di servizio al personale interno dello Stato e alle Guardie Svizzere che controllano gli accessi, che segnala che 5 persone da stamane sono state “sospese cautelativamente dal servizio”. Si tratta di due dirigenti apicali degli uffici della Segreteria, Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi, di un’addetta all’amministrazione, Caterina Sansone, e di due alti dirigenti vaticani: mons. Maurizio Carlino, da poche settimane capo dell’Ufficio informazione e Documentazione, e il direttore dell’Aif Tommaso Di Ruzza.
“I suddetti” si legge nella nota firmata dal comandante Domenico Giani “potranno accedere nello Stato esclusivamente per recarsi presso la Direzione Sanità ed Igiene per i servizi connessi, ovvero se autorizzati dalla magistratura vaticana. Monsignor Mauro Carlino continuerà a risiedere presso la Domus Sanctae Marthae”. ASKANEWS
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Un misterioso affare da 200 milioni a Londra (www.iltempo.it)
Più che contribuire alla «cura della casa comune», come auspicato da Papa Francesco nella Lettera Enciclica «Laudato sì», i soldi raccolti nelle casse dell’Istituto per le opere di religione sono finiti oltre-Manica per finanziare un’operazione immobiliare da oltre 200 milioni di euro: l’acquisto di un palazzo alla periferia di Londra, gravato da ipoteche, il cui utilizzo resta un dilemma. È questo il fulcro dell’inchiesta «esplosiva» condotta dall’autorità giudiziaria della Santa Sede – con il beneplacito di Bergoglio – che martedì mattina ha fatto scattare le perquisizioni in alcuni uffici nevralgici della Città Leonina.
I gendarmi hanno sequestrato documenti e pc per far luce sui finanziamenti milionari avvallati dall’autorità di vigilanza Aif – che non ha espletato il suo compito di controllo – e dalla Segreteria di Stato (corrispondente al ministero degli Interni), il dicastero della Curia che collabora più da vicino con il Papa e che da agosto 2018 è guidato dall’arcivescovo venezuelano Edgar Peña Parra. Prima di lui, come sostituto per gli Affari Generali, c’era il cardinale Giovanni Angelo Becciu, nominato in quel ruolo da Benedetto XVI il 10 maggio 2011 e diventato pochi mesi fa prefetto per la Congregazione delle Cause dei Santi.
Nel mirino del Promotore di Giustizia del Tribunale vaticano, Gian Piero Milano, sono finite una decina di persone, compreso Peña Parra. Cinque indagati sono stati «sospesi cautelativamente dal servizio». Si tratta del direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria Tommaso di Ruzza e di quattro dirigenti apicali della Segreteria di Stato: il capo ufficio Informazione e Documentazione monsignor Mauro Carlino, il minutante dell’ufficio Protocollo Vincenzo Mauriello, il minutante dell’ufficio Amministrativo Fabrizio Tirabassi e l’addetta all’amministrazione Caterina Sansone.
«I suddetti – si legge nella nota firmata dal capo della Gendarmeria vaticana Domenico Giani – potranno accedere nello Stato esclusivamente per recarsi presso la Direzione Sanità ed Igiene per i servizi connessi, ovvero se autorizzati dalla magistratura vaticana». Invece, «Monsignor Mauro Carlino continuerà a risiedere presso la Domus Sanctae Marthae», la stessa residenza dove abita Papa Francesco.
L’inchiesta giudiziaria è partita sulla base delle denunce presentate «agli inizi dell’estate scorsa dall’Istituto per le opere di religione e dall’ufficio del Revisore generale, riguardanti operazioni finanziarie compiute nel tempo», spiega un bollettino della Sala stampa della Santa Sede. Queste operazioni finanziarie si sono concentrate a Londra ed erano finalizzate all’acquisto di un immobile alla periferia della City, la cui proprietà risultava «schermata» al momento della compravendita. Solo grazie ad alcuni accertamenti investigativi, si è scoperto che il proprietario del complesso edilizio è un imprenditore italiano. I dubbi sulla legalità di questo investimento sono tanti. Cosa se ne fa il Vaticano di uno stabile ai margini della capitale del Regno Unito, uno Stato in cui la Chiesa anglicana è considerata culto ufficiale? Come si fa a definirlo un investimento «coerente con l’etica cattolica», che secondo Bergoglio dovrebbe fungere da linea guida della «sua» Banca? E soprattutto, come mai l’Autorità di Informazione Finanziaria – l’organismo con funzioni di controllo anti-riciclaggio e anti-corruzione sull’operato dello Ior, creato da Benedetto XVI e consolidato nel 2013 da Francesco – non ha bloccato questa operazione che persino un bambino avrebbe giudicato come sospetta?…