Comprato da Ethiad per 6,4 milioni, l’allora governo di Matteo Renzi lo affitta per la bellezza di 168 milioni di euro. Ventisei volte e rotte il suo prezzo di mercato. L’esclusiva è del Fatto Quotidiano, che mostra le fatture e i contratti (tra la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi, Alitalia e il ministero della Difesa), e facendo scoppiare il caso. Dopo anni in cui si è parlato e scritto dello spreco dell’Air Force One.
Il quotidiano fa alcune ipotesi. La prima? “Strani giri di danaro […] Qualcuno ad Abu Dhabi, o in Italia o in entrambi i luoghi, potrebbe essersi messo in tasca un bel po’ di soldi”. Il che sarebbe, ovviamente, gravissimo. Dunque, la stranezza di quel contratto di leasing: 168 milioni spalmati in otto anni. E qui il Fatto fa la seconda ipotesi: “I quattrini per il pagamento dello stratosferico contratto di rientrerebbero in una specie di scambio di favori tra Alitalia – e una delle parti firmatarie del contratto, Etihad, la compagnia dell’Emiro di Abu Dhabi diventata socia della stessa Alitalia grazie soprattutto all’ intervento di Renzi”. E anche qui, la cosa sarebbe assai seria, visto anche il coinvolgimento nell’affare di Claudio De Vincenti, all’epoca Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Poi, nel 2018, arrivò lo stop. L’uomo che bloccò l’affare – classificato come segreto di Stato… – fu il manager aeronautico Gaetano Intrieri, facendo un bel favore alle casse dello Stato, visto che dei 168 milioni ne fece risparmiare 118. Cinquanta milioni, ahinoi, se ne andarono subito per far partire il leasing. È stato proprio Intrieri, scrive il giornale diretto da Marco Travaglio, a mettere a disposizione del quotidiano le carte del caso, oltre le sue scoperte. Come quella di quel doppio contratto – uno tra Alitalia ed Ethiad e l’altro tra Alitalia, il dicastero della Difesa, il Segretariato generale della Difesa e la Direzione degli armamenti aeronautici.
Intrieri, collaborando al governo per Luigi Di Maio e il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli (che infine annullò il contratto), scoprì che un Airbus gemello di quello voluto da Renzi – modello A340-500 Etihad – valeva 7 milioni di dollari, 6,4 milioni di euro appunto. Cifra lontanissima – più di 26 volte, come detto – dai 168 milioni. Inoltre, il manager verificò che l’aereo era stato sottoposto a una registrazione civile e non militare, contrariamento a quanto previsto dalle norme. È qui che salta il coperchio. Ed è qui che ora indaga sia la Procura di Civitavecchia che i giudici contabili.