Comunismo, “Vogliono tenersi le strade intitolate agli assassini”

Il comunismo non è più in odore di santità. Almeno in Europa (e speriamo che non se ne accorgano i cinesi con i quali facciamo affari…). Perché a Strasburgo si è osato riconoscere finalmente i crimini di un’ideologia sanguinaria. Prima si parlava sempre di nazismo, ora sul banco degli imputati di una nuova Norimberga che ancora non c’è, siedono gli assassini comunisti. Con i loro cento milioni di morti.
Apriti cielo. La risoluzione ha avuto i voti del Pd, del Ppe (con Fi), dei conservatori (con Fdi) e del gruppo Identità (con la Lega). Il comunismo va messo finalmente al bando, anche se si arrabbiano persino i dem italiani e i loro sodali, tipo Smeriglio, Majorino e il sempre presente all’appello Fratoianni. Ovviamente, non poteva mancare l’Anpi. In fondo, l’associazione partigiani incassa fondi pubblici per recitare sempre la stessa parte.

Basta strade intitolate ai capi del comunismo – – Eppure, quella risoluzione – soprattutto in un’Italia che all’Europa si inchina ad ogni piè sospinto – non dovrà essere lasciata cadere. Perché da noi si blatera ogni giorno di fascismo, citato una sola volta in quel documento lunghissimo, e sembra vietato occuparsi dei crimini dello stalinismo e sui derivati.

A Roma abbiamo un sindaco letteralmente impazzito e contagiato dal virus dell’antifascismo. Magari oggi Virginia Raggi potrà farsi spiegare chi era Palmiro Togliatti: in Europa uno come lui non avrebbe cittadinanza. Nella Capitale gli hanno dedicato tanti chilometri di strada.
Ma in tutta Italia ci sono ancora tante e troppe vie e piazze intitolate ai più feroci criminali esponenti del comunismo. A partire da via Stalingrado. Lenin e Tito e tanti altri come loro sono ricordati a imperitura memoria nella toponomastica più servile che si sia mai potuta imporre per ragioni di parte.

Nel nostro Paese sembra una bestemmia dedicare una strada a Giorgio Almirante; si mette in discussione la genialità di Gabriele D’Annunzio; ma si possono onorare con le piazze dittatori senza pietà. E ai loro epigoni. Ai loro ideologi.
E vai con Mao Tse Tung. Che Guevara. Carlo Marx. Ho Chi Min.

Quelli che restano affezionati ai loro nonni assassini – – Magari si potrebbe prendere esempio da un piccolo paesotto ucraino, al confine con la Romania. A Kalyny, villaggio di 5mila abitanti, nel 2016 una strada intitolata a Lenin è stata “ribattezzata” John Lennon. L’iniziativa, secondo l’allora governatore Gennadi Moskal, “rientra nell’ambito di una campagna del governo filo europeo di Kiev per rimuovere ogni traccia del passato comunista”. Da noi, i partiti comunisti fioccano. E comunque dalla scuola del Pci viene buona parte della classe dirigente di governo.

Del resto, proprio Tito e persino i coniugi Ceausescu furono insigniti di onorificenze quirinalizie. Perché non ci siamo fatti mancare nulla quanto a sudditanza verso i satrapi rossi. C’è una lunga storia macchiata di sangue, in Italia, e che non si è mai voluto riconoscere. Quel triangolo della morte teatro di vendette infami nell’immediato dopoguerra per molti resta intoccabile. Sradicare quella “cultura” richiede ancora oggi coraggio. In Europa si è finalmente connotata come negativa l’ideologia comunista. Se ne sono condannati i crimini. Eppure c’è un pezzo di sinistra nostrana che si arrabbia per quella risoluzione. Vogliono tenersi strette le strade intitolate ai loro nonni assassini.

Francesco Storace