La donna, completamente vestita di bianco con un velo a coprirle il capo, si inginocchia di fronte a un piccolo pubblico. Qualcuno riprende col telefonino. L’esecutore, incappucciato affinché non lo si riconosca, le infligge colpi precisi sulla schiena con uno scudiscio. Una volta terminato il supplizio, la donna viene sollevata di forza, ma non ce la fa e crolla a terra. Interviene una barella, che la porta via.
La scena non è inconsueta ad Aceh, la regione dell’Indonesia dove vige ufficialmente la Sharia, la legge islamica. E si è ripetuta ancora ieri, quando tre coppie sono state pubblicamente fustigate per aver dato segnali d’affetto in pubblico. Perché ad Aceh è vietato anche baciarsi o accarezzarsi fuori di casa, oltre ad avere rapporti sessuali fuori dal matrimonio. Di avere relazioni gay, neanche a parlarne.
I sei hanno ricevuto tra 20 e 22 scudisciate con un bastone di rattan, dopo aver trascorso diversi mesi dietro le sbarre, semplicemente per aver mostrato segni d’affetto. La punizione è stata inferta di fronte a una moschea di Banda Aceh, secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa France Presse. Nella regione, dove vivono cinque milioni di persone, il 98 per cento degli abitanti sono musulmani.
Sembrerebbe un retaggio di un passato remoto e lo stesso presidente Joko Widodo ha chiesto pubblicamente che questi supplizi abbiano termine. Tuttavia sono il segno di una trasformazione in corso in Indonesia, la più popolosa nazione musulmana del mondo un tempo caratterizzata da un Islam laico e tollerante e oggi sempre più indirizzata verso un allargamento del controllo religioso sulla morale e sulla politica. Lo dimostra la bozza del nuovo codice penale licenziata dal governo di Giacarta che, se approvata, metterebbe fuori legge il sesso consensuale fuori dal matrimonio e le relazioni omosessuali, oltre a rendere reato gli insulti al presidente. Una normativa “disastrosa non solo per le donne e per le minoranze religiose e di genere, ma per tutti gli indonesiani”, ha commentato Human Rights Watch.
Il codice di 628 articoli dovrebbe diventare legge già la prossima settimana, il 24 settembre. Le organizzazioni non governative hanno fatto appello a Joko Widodo affinché lasci perdere, ma il codice è atteso da molti anni e, con un certo orgoglio, il ministro della Giustizia e dei Diritti umani Yasonna Laoly, ha detto alla CNN che è destinato a rimpiazzare il vecchio codice penale di un secolo fa, elaborato dall’amministrazione coloniale olandese. “Vorremmo cambiare, realizzando un nuovo codice penale più focalizzato sulla prospettiva indonesiana. La ragione è che ci sono alcune leggi nel codice penale che non sono più adatte all’Indonesia di oggi”, ha spiegato all’emittente Usa.
E l’Indonesia oggi è più bigotta, più intollerante di quella di un tempo, a giudicare da come gli spazi di laicità sono stati erosi, addirittura cancellati. HRW paventa un prossimo secolo “disastroso per le minoranze” in Indonesia. Un paese in cui basterà la denuncia di un vicino per mandare in galera per un anno persone colpevoli di aver avuto un rapporto extramatrimoniale. In cui le coppie non sposate che convivono potranno essere condannate a sei mesi di prigione. In cui solo il medico potrà decidere se, per motivi terapeutici, una donna potrà avere un aborto e non potrà scegliere la donna per se stessa. In cui le coppie gay potranno essere condannate per “atti osceni” con pene fine a sei mesi.
Non si potrà “insultare” il presidente o il vicepresidente, con buona pace della libertà di stampa e di pensiero. Anche perché il confine tra la critica e l’insulto è molto soggettivo e, facilmente, si potrà far passare la prima per il secondo.
La “blasfemia”, poi, verrà allargata come nozione, pur mantenendo la pena di cinque anni. Insomma, la laica Indonesia si sta sempre più trasformando in uno stato islamico e il modello pare essere Aceh, piuttosto che altre zone più avanzate del Paese. Per ora nel codice penale la flagellazione non è contemplata. Ma, chissà, domani. (askanews)