di Vittorio Feltri – – La nostra ottima Azzurra Barbuto, un cognome che fa impressione, ma non intimorisce, scrive oggi un articolo illuminante.
Da quando Salvini ha lasciato il posto di vertice del Viminale, le immigrazioni sono aumentate del 292 per cento in circa dieci giorni. Un dato allarmante e preoccupante che ci fa capire a quale deriva andiamo incontro.
I progressisti, sinonimo di sprovveduti, convinti di fare cosa buona e giusta, hanno spalancato i porti consentendo agli immigrati di sbarcare in Italia a piacimento. E difatti il numero degli arrivi è cresciuto a dismisura suscitando allarme negli italiani, timorosi che l’invasione riprenda alla grande rendendo sempre più difficile la loro esistenza. Il nuovo governo, a differenza di quello pensionato, si è impegnato a ricevere tutti gli africani che si avventurano in mare, consapevoli di essere salvati, e questo è il minimo, e poi ospitati e mantenuti per sempre, dal momento che i poveracci non sanno fare un tubo tranne che raccogliere pomodori e roba simile. Ovvio che i connazionali siano sulle spine e abbiano paura che si ricominci con le ONG che raccattano gente al largo delle coste libiche per buttarla sulla penisola a carico della collettività.
Ciò in effetti non può piacere ai cittadini, i quali fatalmente cominceranno ben presto a detestare l’esecutivo in carica e a sperare nella sua morte, preferibilmente precoce.
D’altra parte il popolo non può essere contento se chi ha in mano le leve del potere le usa contro la massa, preoccupandosi più degli stranieri che dei compatrioti. Esso si irrita e protesta nella speranza di voltare pagina. Qualora chi comanda a Roma sia totalmente scollato dalla realtà nazionale prima o poi è destinato ad essere mandato all’inferno. Tra qualche mese, allorché il numero degli extracomunitari giunti dalle nostre parti supererà un certo limite, si registrerà il fenomeno del rigetto e Salvini sarà chiamato a gran voce per ripristinare l’ordine. Mentre i tifosi dei porti aperti e dello ius soli saranno scaricati come merci avariate.