Riparte il business: ogni migrante costa 42 euro al giorno

Roma – Porti aperti e navi umanitarie col vento in poppa. È questa l’istantanea della politica sugli immigrati del neo governo giallorosso che si prepara a rimpinguare le casse delle cooperative sociali e degli enti benefici di risorse pubbliche.

A Lampedusa e nell’intera provincia agrigentina tutto è pronto per accogliere i nuovi immigrati. Il business è ripartito alla grande e con una velocità estrema. Il centro di accoglienza straordinario (Cas) dell’isola è pronto a erogare nuovi servizi per 98 immigrati alla cifra di 42,80 euro al giorno per ciascuno. L’appalto è stato assegnato per 6 mesi alla coop Badia grande di Trapani e complessivamente ammonta a 750 mila euro. Per cui, calcolatrice alla mano è stato abbondantemente soppiantato il decreto Salvini sulla revisione dei costi per l’accoglienza che stimava una cifra tra i 19 euro per gli ospiti dei grandi centri ai 26 nei piccoli centri per fornire oltre all’alloggio e al vitto, anche cura dell’igiene, mediazione linguistico-culturale, informazione normativa, tutela sanitaria e un sussidio per le spese giornaliere, il cosiddetto pocket money, di 2,50 euro.

Sull’assegnazione dell’appalto si è provato a scrivere un impegno di spesa pari a 18,04 euro in condizione di normale operatività tuttavia la cifra erogata dal fondo del Viminale ha consentito di doppiare, con tanto di avanzo, il budget originario. Difetto che è stato commesso anche nell’ultimo bando di gara per l’accoglienza sulla terraferma della provincia di Agrigento. Qui, il Viminale targato Luciana Lamorgese, è al lavoro per assegnare 15 milioni e mettere a disposizione strutture adeguate per ben 800 stranieri. Durata dell’appalto 2 anni. Il costo cosiddetto pro die pro capite vale dai 22 euro fino a 27 e quindi pure questo, in parte, si discosta dai dettami di legge.

Vale a dire che archiviato Matteo Salvini come ministro, si è tornati facilmente a ricalcare le modalità attuate da Minniti e ancora prima da Alfano che, durante la permanenza al ministero dell’Interno, avevano fatto lievitare i costi complessivi dell’accoglienza oltre i 5 miliardi annui. Ci risiamo. A oggi infatti tutta la Sicilia sta tornando a essere terra di conquista da parte degli immigrati.

Le prefetture di Caltanissetta, Enna, Messina, Ragusa e Siracusa si apprestano a mettere in moto la macchina degli avvisi e dei nuovi bandi di gara per l’accoglienza con il ciclostile. Nessuna differenza con il passato governo Renzi Gentiloni. Anzi. Tolta la polvere dalle vecchie scartoffie si ricopiano tali e quali: lotti da 200 o 300 persone, durata almeno biennale e spese extra con pagamento a piè di lista.

Al contempo si rispolvera la dizione del richiedente asilo e protezione quasi fosse un rifugiato certificato e ci si avvia a mettere in campo altri progetti per l’integrazione e l’inclusione di modo da erogare nuove risorse ai comuni. Il vettore di questa nuova operazione potrebbe essere il neo sottosegretario all’Interno Achille Varriati, pronto a riaprire gli Sprar che Salvini aveva chiuso e ampliare l’accoglienza diffusa nei tanti paesini d’Italia.

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