Ancora Napoli, ancora una profanazione. Il partito Radicale celebra il suo congresso nell’antica basilica di San Giovanni nel giorno di Ognissanti. Ad aprire il tempio al partito che più di ogni altro ha combattuto la fede, la morale e il sentimento cattolico degli italiani, una fondazione privata che lo affitta in accordo con la diocesi per eventi. Il parroco “ostaggio” – come il precedente – non ne sapeva nulla: «Ora basta, non posso neanche organizzare un’adorazione eucaristica. Il vescovo Sepe ristabilisca il culto». La vicenda è riportata da Andrea Zambrano su www.lanuovabq.it
Se un giorno dovessimo assistere alla beatificazione di Marco Pannella, il Partito Radicale avrà già pronta la chiesa. Anzi, la basilica. Si chiama San Giovanni Maggiore ed è la chiesa napoletana dove il Partito Radicale ha deciso di svolgere il suo Congresso nazionale. I radicali a congresso in una chiesa? Sì.
Domenica scorsa, Maurizio Turco, il segretario nazionale del partito di Pannella e della Bonino, ha annunciato che la tradizionale assise si svolgerà dal 31 ottobre al 2 novembre e avrà come ordine del giorno vari argomenti fra cui la somministrazione controllata di eroina ai tossici refrattari. Ed è proprio da Maurizio Turco che capiamo i contorni della vicenda.
«E che male c’è? Durante la settimana la chiesa non è aperta al culto, vi si dice Messa solo alla domenica». Osserviamo che non è possibile sottrarre al culto una chiesa solo temporaneamente, con l’agenda in mano, del tipo: oggi pilates, martedì taglio e cucito e domenica i vespri. E contestiamo che è un po’ insolito che un partito celebri un appuntamento politico in un tempio.
Il parroco si mostra stupito: «Mi perdoni, ma stavolta è stato oltrepassato il limite». Il reverendo ci racconta così la dolorosa historia di una chiesa che è stata restaurata perché ritornasse al culto, ma è stata data gestione alla Fibart, la Fondazione Ingegneri Beni Culturali Arte e Tecnologia che ha ricevuto dalla Curia di Napoli in comodato d’uso la Basilica. Don Salvatore quindi sembra essere una vittima di questa “occupazione”, portata avanti da anni – come è il caso di tante altre chiese partenopee – col beneplacito di sua eccellenza il Cardinal Crescenzio Sepe.
L’arcivescovo Sepe non annulla il Congresso dei Radicali nella basilica e chiede al parroco di sedersi al tavolo con la Fondazione che gestisce la chiesa. Ma don Salvatore non arretra: “Vado solo se la chiesa torna del tutto al culto. Basta profanazioni”. Business che umilia il sacro