Il consigliere comunale della Lega Giovanni Minniti interviene sui progetti legati al “bonus gratitudine” che hanno comportato l’utilizzo di 245 mila euro stanziati nel 2017 dal governo Gentiloni nel fondo missione “immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti” destinato ai comuni aderenti allo SPRAR.
Per capirci di più – afferma il consigliere Minniti – ho presentato una interrogazione al sindaco Tambellini scoprendo che nel progetto che ha visto coinvolta una cooperativa è stato impegnato l’importo di 200 mila euro per interventi di manutenzione e salvaguardia di spazi pubblici ed aree verdi dando lavoro a 12 “soggetti svantaggiati” così come sono stati chiamati gli immigrati, categoria che per la sinistra ipocrita non deve più esistere grazie al mancato uso della parola immigrati.
Più che utilizzo di risorse – attacca Minniti – sarebbe più corretto parlare di spreco di 200.000 euro tolti dalle tasche degli italiani ed utilizzati per la gratitudine di soli 12 turisti approdati dall’Africa in Italia in violazione delle leggi che poi tanto grati non sono a giudicare da come contribuiscono al degrado della città utilizzando le panchine dei parchi per asciugare la biancheria.
Ma ci rendiamo conto delle cifre? Per ogni immigrato sono stati spesi circa 20.000 euro e la domanda successiva è più che lecita: chi ci ha guadagnato? Vorrei tanto avere una risposta chiara e avrei desiderato che quei soldi fossero stati spesi per la sanità in crisi o a favore degli anziani e non certo per pochi soggetti che dovrebbero essere già grati per la splendida accoglienza già ricevuta.
L’amministrazione comunale – incalza il consigliere leghista – deve porre fine immediatamente ad iniziative del genere che introducono effetti distorsivi nel mercato penalizzando le aziende che si occupano dei lavori affidati ai migranti nell’ambito dei progetti del bonus gratitudine. Se in alcune zone della città sono necessari lavori di riqualificazione il Comune dovrà affidarli ad aziende in regola con gli adempimenti in materia di lavoro che non devono essere ulteriormente danneggiate dall’immigrazione clandestina.