“Le sfide che giustificano l’attuale politica della Bce non sono sparite” e per questo la politica monetaria resterà “altamente accomodante” per un “periodo prolungato di tempo”. Ma potrebbe non bastare “in tempi di recessione”. Ecco perché “servono regole efficaci e semplificate e uno strumento di bilancio per l’area euro come complemento”.
Le presidente designata della Banca centrale europea, la francese Christine Lagarde, svela i suoi piani e conferma che, almeno per i primi anni di mandato, seguirà la linea tracciata dal suo predecessore, Mario Draghi. Una linea che è stata a lungo osteggiata dai falchi del rigore, ma che continua a essere necessaria, avverte Lagarde. Il motivo è che “l’economia dell’Eurozona affronta rischi nel breve termine collegati a fattori esterni, e l’inflazione resta persistentemente sotto l’obiettivo”, ha spiegato nel corso dell’audizione alla commissione Econ del Parlamento europeo, incontro preliminare al voto di Strasburgo che dovrà confermare o meno la sua nomina.
Ma la politica monetaria, da sola, potrebbe non bastare: nell’area euro servono anche “politiche di bilancio”, per “stabilizzare le nostre economie in tempi di recessione” e per “evitare di sovraccaricare di compiti” la Bce, ha spiegato. “Durante la mia esperienza come ministro delle Finanze – ha aggiunto – ho vissuto le difficoltà di coordinare le politiche di bilancio, che sono intrinsecamente focalizzate su questioni nazionali e non sulla prospettiva dell’area euro. Tendiamo a tornare a casa, ma la dimensione europea può essere fondamentale, se completata in modo appropriato, per resistere alla destabilizzazione generata dagli choc esterni. Servono regole efficaci e semplificate e uno strumento di bilancio per l’area euro come complemento”. Parole che sembrano in linea con quelle modifiche al Patto di stabilità e crescita annunciate dalla presidente designata della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Modifiche che dovrebbero allentare la morsa del rigore e favorire una maggiore flessibilità per le manovre economiche degli Stati membri.
Maggiore flessibilità, pero’, non signifivca disimpegno dalle riforme strutturali, ha puntualizzato Lagarde. Nell’Eurozona, ha spiegato, “le riforme strutturali sono in molti Paesi una missione incompiuta. Alcuni le hanno iniziate, altri hanno guardato alle riforme in modo riluttante, senza fare molto: chiaramente i Paesi che non hanno spazio di manovrra oggi, e sono meno della metà dei Paesi della zona euro, devono rivedere il loro mix di politica economica, con un focus favorevole alla crescita e usare le riforme strutturali ora”. Un messaggio che sembra indirizzato all’Italia, in particolare.
Lagarde invita a fare in fretta “perché abbiamo un po’ di crescita ora e queste sono le circostanze in cui le riforme strutturali possono essere più efficaci e produrre i risultati migliori”. Per Lagarde, contemporaneamente, quei Paesi dell’area euro, e sono “la maggioranza”, che hanno invece un deficit pubblico compreso tra lo zero e lo 0,5% del Pil “hanno uno spazio” di bilancio che può essere utilizzato per stimolare l’economia. Stavolta il destinatario principale del messaggio è ancora più chiaro: Paesi come la Germania che hanno saputo (e soprattutto potuto) risparmiare in questi anni, farebbero bene adesso ad allargere i cordoni della spesa pubblica. I tempi lo richiedono. Tanto più se saranno davvero “tempi di recessione”.