di Pietro Senaldi
«Non vi libererete di me» ha detto ieri Salvini tornando a denunciare il complotto internazionale dal quale sarebbe nato il governo giallorosso, che l’ Europa ha accolto come il Bambin Gesù. Pronti via, poco dopo il ministro dell’ Interno uscente ha dovuto annunciare che c’ è un’ altra indagine contro di lui per sequestro di persona, per non aver fatto sbarcare i profughi della nave Open Arms.
Ai tempi della Diciotti, il presidente del Consiglio Conte si autodenunciò, sfidando la magistratura a incriminare anche lui, M5S in Parlamento negò l’ autorizzazione a procedere contro il ministro e la Procura dovette battere in ritirata. Oggi non andrà così. A Palazzo Chigi l’ inquilino è lo stesso dei giorni degli approdi negati, ma il premier per essere confermato tale ha dovuto prima abiurare ufficialmente la Lega e poi giurare di cambiare completamente spartito.
La sensazione è che sia partita davvero l’ offensiva giudiziaria per liberarsi del segretario leghista, che ha sostituito Berlusconi come nemico pubblico numero uno della sinistra, democratica e non, e al quale i compagni già pregustano di far fare la stessa fine del Cavaliere. Il nuovo governo non è ancora stato formato, Salvini siede tuttora alla sua scrivania al Viminale, ma già si infittiscono le mazzate giudiziarie. Solitamente l’ effetto è quello di stringere il popolo del centrodestra intorno al leader attaccato, ma in mancanza di elezioni egli non può beneficiarne e gli restano unicamente le rogne.
Film già visto – Temiamo che il crimine di aver combattuto l’ immigrazione clandestina non sia il solo per il quale il capo della Lega sarà trascinato alla sbarra. Non perché lo riteniamo un mascalzone, tutt’ altro, ma abbiamo già visto il film: la sinistra tende a far fuori per via giudiziaria gli uomini che non riesce a sconfiggere nelle urne. È la storia, non un’ opinione. Ci aspettiamo qualcosa anche dalla vicenda russa e – perché no? – dagli strascichi del caso Siri. Forse qualcuno lo incriminerà pure per il figlio sulla moto d’ acqua. È possibile che le vicende giudiziarie prossimamente aiuteranno Matteo a riavvicinarsi umanamente al Cavaliere.
L’uomo nero – A questo punto urge una riflessione sull’ allarme democratico in Italia. La sinistra lo ha evocato per tutti i 14 mesi dell’ esperienza governativa salviniana, arrivando a contestare al ministro i balconi da cui teneva i comizi, la fermezza con cui perseguiva i criminali e inseguiva la sicurezza dei cittadini, gli editori con cui chi scriveva di lui pubblicava, l’ euroscetticismo, i rosari che esibiva, il linguaggio che usava e finanche la richiesta di elezioni anticipate per avere più potere. Dopo aver indetto una manifestazione contro Salvini ministro, ora il Pd accusa il leghista di intenti sovversivi per aver chiamato la piazza contro il nuovo governo M5S-Dem.
Come nelle dittature, secondo la sinistra a qualificare un comportamento come antidemocratico non è l’ atto in sé ma chi lo pone in essere.
Ora che, nel rispetto della Costituzione ma senza passare dalle urne, l’ uomo nero leghista è stato deposto, è evidente che non c’ è mai stato un rischio per la tenuta delle nostre istituzioni e che chi lo denunciava faceva solo propaganda. Resta in piedi la domanda se le inchieste mirate con cui vengono fatti fuori i politici, che magari dopo anni si scoprono innocenti, costituiscano per la democrazia un rischio più alto delle ruspe, del rafforzamento della legittima difesa e dei denegati sbarchi di clandestini.
Per noi, sì. Per chi pensa di avere un rapporto particolare con le Procure, no.
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