Tra quelli che rabbrividiscono al pensiero di un esecutivo giallorosso ci sono anche i familiari di Pamela Mastropietro, la diciottenne abusata ed uccisa a Macerata il 30 gennaio dello scorso anno. Ritenuto responsabile di uno degli omicidi più barbari della storia del nostro Paese, il pusher nigeriano Innocent Oseghale, è stato condannato in primo grado all’ergastolo. Una vittoria per la famiglia della vittima e per suo zio Marco Valerio Verni che ha assunto anche il ruolo di difensore nel processo. Tuttavia in questi giorni di trattative febbrili sono montate rabbia e preoccupazione.
È lo stesso Verni a raccontare a Libero di esser pronto ad un “gesto estremo” qualora l’intesa tra i giallorossi dovesse comportare la rottamazione dei decreti sicurezza. Lo zio di Pamela è disposto a “portare fin sotto al Parlamento e al Quirinale le gigantografie del corpo martoriato” di sua nipote. A quale scopo? “Per ricordare a chi di dovere gli effetti catastrofici dell’immigrazione irregolare”. Effetti che hanno reso il corpo della povera Pamela irriconoscibile, tanto da spingere il presidente della Corte d’Assise di Macerata a decidere che l’udienza nella quale sono state mostrate le immagini dello scempio avvenisse a porte chiuse.
Ecco, adesso Verni minaccia di esibirle “per ricordare a chi di dovere gli effetti catastrofici dell’immigrazione irregolare”. Un gesto doloroso che, secondo lo zio di Pamela, è necessario a squarciare il velo di ipocrisia: “Ogni giorno siamo bombardati da immagini strappalacrime di barconi carichi di migranti che la sinistra vorrebbe accogliere senza preoccuparsi delle conseguenze. La stessa sinistra che è rimasta in silenzio quando Pamela è stata violentata ed uccisa con ferocia inaudita”. E le accuse di razzismo non lo spaventano. “Quasi tutte le persone entrate a vario titolo nel fascicolo di Pamela – spiega – sono richiedenti asilo che sopravvivono spacciando droga ai nostri ragazzi”.