L’inarrestabile voglia del Pd di governare senza passare dal voto di Andrea Indini
L’inciucio è quasi servito. Una sorta di semi ribaltone. Nonostante si siano insultati fino all’altro ieri, ecco grillini e piddini pronti a collaborare gomito a gomito. I primi sono disposti a tutto pur di tenersi il potere, mentre gli altri farebbero carte false pur di tornare nei palazzi che contano.
Il voto ormai è un miraggio. Nel loft se ne era già parlato giorni fa, quando la speranza di tornare alle urne era ancora corroborata dal fatto che l’unica maggioranza alternativa a quella gialloverde era l’accozzaglia giallorossa, un sodalizio impensabile tra nemici storici che non hanno fatto altri che odiarsi. Ora Luigi Di Maio sembra pronto a scendere a patti con Nicola Zingaretti e compagni. Le schiere dem che siedono in parlamento sono state, però, nominate da Matteo Renzi quando era ancora segretario del proprio partito. Fa quindi aggrottare maggiormente la fronte pensare che i pentastellati possano condividere un esecutivo con renziani di ferro. Ma tant’è!
Come dicevamo, in casa Pd sembrano disposti a tutto pur di tornare al governo. Sul tavolo hanno messo alcuni punti programmatici ma il vero obiettivo è evitare il voto. È dai tempi del governo tecnico guidato da Mario Monti che i dem hanno vestito i panni dei “responsabili” per sedersi al tavolo di chi decide. La scorsa legislatura sono riusciti a evitare le urne più volte sacrificando un premier incaricato (Pierluigi Bersani) e cestinando ben tre presidenti del Consiglio (Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni). Ora non gli sembrerà vero poter tornare in campo, dopo quattordici mesi di panchina. Non gli importa nemmeno se per farlo dovranno lisciare il pelo ai Cinque Stelle.