Le premesse al patto Pd-M5s sono nel via libera dell’Assemblea pentastellata Dalle parti del Pd, c’è da registrare l’ottimismo di Andrea Marcucci (“l’obiettivo di arrivare ad un programma rigoroso nei tempi celeri che vuole il Capo dello Stato, è raggiungibile”). Ma anche le parole dello stesso Zingaretti: “Dai punti programmatici esposti da Di Maio emerge un quadro su cui si può sicuramente iniziare a lavorare”.
Resta, ovviamente, il problema di fare la sintesi tra i 5 punti del Pd e i 10 del M5s. E restano tutti i problemi legati al nome del presidente del Consiglio e poi anche alla squadra di governo. Il premier ‘giallorosso’ dovrà essere sul tavolo del prossimo giro di consultazioni al Quirinale.
Restano sempre nel totonomi le figure di un premier di area, come Raffaele Cantone, Enrico Giovannini. Nella squadra, circolano i nomi di Franco Gabrielli (Interni), Nicola Gratteri (Giustizia), Ernesto Ruffini (Fisco/Entrate), Roberto Gualtieri (Ue o Economia), Anna Ascani (Cultura), Emanuele Fiano (Interno), Luigi Marattin (Economia) e dello stesso Cantone.
Se, però, il patto giallorosso dovesse incepparsi a un passo dal traguardo solo ed esclusivamente sul nome del candidato premier, gli ‘sherpa’ non escludono di poter ricorrere ad un aiuto al Quirinale, con un ok all’indicazione di un nome ‘super partes’, stimato da tutti, capace di chiudere la partita. In quest’ottica si fa il nome non solo di un giurista di primo piano (Sabino Cassese) ma anche di una donna come Marta Cartabia o Paola Severino. ADNKRONOS