Un vero Premier si sarebbe dimesso quando Verhofstadt lo chiamò “burattino”

di Ornella Mariani

Conte non ha tenuto un discorso da sedicente “avvocato del Popolo” né da Premier che, come commenta gran parte della Stampa francese, era entrato in Politica “in punta di piedi e dalla porta di servizio”.
Con aria professorale ha dato sfogo ad una subdola e livorosa requisitoria contro Matteo Salvini accusandolo:
di avere “irresponsabilmente“ aperto la crisi;
di aver perseguito interessi di parte e di partito;
di aver mostrato scarsa sensibilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale;
di aver ambiziosamente chiesto “pieni poteri”, pur a fronte del rischio di portare il Paese “in una spirale pericolosa di incertezza politica e instabilità finanziaria”;
di avere oscurato “il principio di laicità, tratto fondamentale dello Stato moderno”, con l’esibizione delle proprie convinzioni religiose.

Ha però omesso di riferire su alcune circostanze nelle quali Egli stesso è sembrato insufficiente in materia istituzionale e costituzionale, fino a non poter vantare quell’onore, quella dignità e quel coraggio rivendicato con colpevole ed imperdonabile ritardo.

Qualche esempio:
essere dalla parte di un Popolo; delle sue Istituzioni e della sua Costituzione significa anche alzarsi ed andarsene, quando si è definiti “Burattino” da un qualsiasi buzzurro alla Guy Verhofstadt;
essere corretto equivale a non consentire a settori della Magistratura di delegittimare un Ministro dell’Interno in carica nel Governo presieduto; di sprezzarne le indicazioni; di vanificarne l’operato;
essere moralmente inceccepibile significa non portare in aula la bufala dei fondi russi, sulla quale la Magistratura ha già manifestato la non esigenza di sentire Salvini: francamente è sembrato una ritorsione dovuta ai voti negati dalla Lega alla Ursula von der Leyen, antiitaliana, antipopulista ed antisovranista eletta col determinante contributo pentastellato;
essere credibile sta nel contenere e moralizzare le boutades, l’inopportunità e la maldicenza di alcuni Rappresentanti di una fetta di coalizione di Governo, in contrapposizione sistematica con l’altra;
essere onesto significa non accettare a monte scelte quanto meno singolari circa la composizione della Squadra e la attribuzione di ruoli e responsabilità a Personaggi privi di cultura, di capacità, di esperienza, di buonsenso e, non di rado, di intelligenza.
Un esempio per tutti:
la scelta di un Rocco Casalino a portavoce del Palazzo!: uno che ha millantato un titolo di Master in Business Administration conseguito presso la Shenandoah University di Winchester, dalla quale è stato seccamente smentito.

In definitiva, Conte, non ha dato a molti Italiani l’impressione di essere un Premier impeccabile ed equilibrato, ma il Capo di una sorta di sgangherata truppa evocante il cannibale e megalomane Bokassa.
Piaccia o meno, il demonizzato Salvini è il punto di riferimento del Sovranismo europeo ed è l’unico Soggetto politico che, anche con atteggiamenti rozzi e grossolani, ma autentici e distanti dallo studiato aplomb dell’ex Premier, ha a cuore le sorti di quanto dell’Italia può ancora sopravvivere: egli aveva ridotto il numero degli sbarchi e delle vittime in mare ed aveva costretto l’Europa ad assumere responsabilità precise sulla questione Migranti, abbassando anche i profitti dei Mazzettari di Sinistra.

Conte, come tutti quelli che non sono stati votati, si è autopromosso e sentito “Unto”.
Ahi lui!: dovrà accontentarsi dell’ultimo e strumentale applauso di un PD scomposto ed esagitato, ma di nuovo pronto ad ancora arrembare la diligenza Italia.