di Lucia De Sanctis
Le organizzazioni mafiose albanesi si sono radicate in Italia e convivono con le mafie autoctone, dominano nel settore del traffico di stupefacenti al Nord, al Centro e al Sud. Il loro contrasto è intricato da molteplici aspetti, primo dei quali la totale assenza nella mafia albanese di collaboratori di giustizia. Vincenzo Musacchio, giurista, analista e studioso di strategie di lotta alla criminalità organizzata nonché presidente dell’Osservatorio Antimafia del Molise, analizza con noi il fenomeno.
Possiamo affermare che le mafie albanesi sono ormai radicate nel nostro Paese?
Assolutamente sì. Le mafie albanesi sono radicate nel nostro territorio dagli anni novanta occupandosi all’inizio di furti, estorsioni e prostituzione. Nel tempo, al pari delle mafie italiane, si sono evolute e grazie alla produzione e al traffico di stupefacenti, hanno raggiunto un livello di pericolosità acuito anche dalle alleanze fatte con la criminalità organizzata italiana. Oggi, come livello di pericolosità, metterei sicuramente al primo posto la mafia albanese, seguita da quella nigeriana, cinese e dei paesi dell’Est (rumena e bulgara).
Dove sono localizzate sul territorio italiano le mafie albanesi?
Ormai si sono insediate in ogni parte del territorio italiano, dalla Lombardia al piccolo Molise, da dove provengo io. Grazie al traffico di stupefacenti, di esseri e organi umani e di armi, si stanno espandendo sempre di più ovunque. Il fatto di produrre droga ha consentito loro di creare basi operative in quasi tutti i principali paesi europei. Il narcotraffico, come già detto, è l’attività criminale privilegiata, tanto che l’Albania è stata ribattezzata “Kanabistan” per la grande produzione di marijuana che è esportata in Italia e in Unione Europea, ma anche per lo smistamento della cocaina proveniente dal Sud America e per l’eroina che invece arriva dal Medio Oriente. In diversi studi scientifici è stato riconosciuto il carattere mafioso delle organizzazioni albanesi e ricostruita la storia e l’evoluzione delle cosche da cui derivano gran parte dei gruppi criminali operanti nel nostro Paese. Tenuto conto del vincolo di sangue che le lega, le mafie albanesi, sono assimilabili alla ndrangheta calabrese.
Quindi le troviamo davvero ovunque in Italia?
Non lo dico io ma le varie relazioni della Dia (Direzione Investigativa Antimafia) e della Dna (Direzione Nazionale Antimafia). Nel panorama criminale nazionale, le mafie albanesi hanno occupato spazi importanti nel traffico e nello spaccio di droga. Ciò ha consentito loro di diffondersi rapidamente in ogni regione della nostra penisola. Il dato che suscita maggiori preoccupazioni è rappresentato dalla sempre crescente presenza di gruppi criminali albanesi che si associano stabilmente con le mafie autoctone, in primis, con la ndrangheta. Pur essendo tra le mafie più violente, assieme ai nigeriani, le mafie albanesi hanno imparato che non occorre agire in modo violento e rumoroso e quindi fanno affari in silenzio riducendo al minimo il rischio di essere individuate dalle forze dell’ordine e dalla magistratura.
Qual è il loro rapporto con le mafie italiane?
Si è sempre detto che fossero sottoposte alle mafie locali, ma, con il passare del tempo, le mafie albanesi, proprio grazie al traffico di droga, oggi, lavorano alla pari con quelle italiane. Le organizzazioni mafiose hanno compreso che farsi la guerra non conviene e quindi collaborano tra loro utilitaristicamente al solo scopo di trarre vantaggi economici reciproci. In Puglia, ad esempio, dove sono state compiute numerose indagini sul traffico internazionale di stupefacenti, ormai è chiaro il rapporto esistente tra i due gruppi criminali: c’è una perfetta simbiosi tra mafie albanesi e mafie pugliesi (mafia foggiana e garganica in primis) in posizione di assoluta parità e collaborazione piena. Una nuova forma di cooperazione tra mafie albanesi e italiane esiste anche nel settore edilizio, turistico e commerciale in Italia e nella stessa Albania.
Quali sono i settori di attività criminale delle mafie albanesi?
Stupefacenti, tratta di persone, traffico di organi umani, prostituzione e caporalato. Il livello maggiore di collaborazione risiede però nel settore degli stupefacenti. In questo settore criminale, i rapporti tra le due organizzazioni criminali si sono manifestati con maggiore evidenza. Sul fronte del traffico di stupefacenti, come ho già detto, gli albanesi ormai costituiscono una garanzia sia come fornitori di materia prima sia come spacciatori essendosi radicati in diversi paesi dell’Europa e avendo instaurato stabili rapporti con i trafficanti di droga in ogni parte del globo. La gestione del traffico di droga in Italia, inoltre, è stata favorita dal progressivo formarsi di gruppi di albanesi nei principali porti italiani ed europei. La stabile presenza di albanesi in alcune aree portuali italiane ha costituito e costituisce tuttora una delle motivazioni per cui anche le organizzazioni criminali autoctone si sono avvalse del loro contributo per importare droga.
Secondo lei le mafie albanesi si stanno infiltrando nella nostra economia legale?
Certamente sì. La mafia albanese, avendo raggiunto rilevanti livelli di radicamento in tutta Europa, sempre grazie alla droga, ha ingenti quantità di denaro da investire nelle economie dei vari paesi europei cominciando proprio dal nostro territorio. Ha avviato, ad esempio, qui da noi, moltissimi progetti edilizi e dato lavoro a tante famiglie, quindi, le mafie albanesi sono viste come benefattrici e non come fattore criminale. La stessa cosa accade anche in Albania.
Quali sono secondo lei le maggiori difficoltà nel contrasto alle organizzazioni mafiose albanesi?
In primis, credo che per porre freno a questi fenomeni pericolosissimi che si moltiplicano di giorno in giorno, il governo albanese dovrà attuare nel prossimo futuro serie modifiche al codice penale e di procedura penale, per rafforzare le misure repressive nei confronti dei membri delle organizzazioni mafiose locali. Il modello cui ispirarsi è senza dubbio quello di lotta contro la mafia italiana. Occorrerà, quindi, rafforzare la sicurezza delle carceri; combattere la criminalità organizzata e le connessioni con la politica e il mondo economico; lottare con efficacia la corruzione; utilizzare il totale isolamento dei detenuti pericolosi, per impedire la loro comunicazione all’esterno con le organizzazioni criminali; rendere più efficace il sistema dei sequestri e delle confische dei beni ai mafiosi. Un altro dei problemi che l’Albania dovrà affrontare è il suo sistema giudiziario che va riformato e migliorato salvaguardandolo soprattutto da corruzione e ingerenze politiche che ne minano l’attendibilità e l’efficacia. In Italia invece i problemi sono legati alla quasi inesistenza di collaboratori di giustizia e alla mancata collaborazione con le autorità di contrasto alle mafie albanesi. Le intercettazioni, ad esempio, non sempre possono essere attivate e proseguite, per mancanza d’interpreti in grado di decifrare i numerosi dialetti utilizzati dagli albanesi coinvolti nelle attività criminali e ciò, spesso non garantisce esiti affidabili delle prove raccolte in sede processuale.
In che modo si potrebbe intervenire per porre rimedio ai problemi da lei delineati?
Credo che il primo passo sia la cooperazione internazionale con i paesi d’origine. Occorre fare molti passi in avanti soprattutto con l’Albania. Il Paese delle Aquile, è un caso unico in Europa, poiché molti trafficanti non sono fuorilegge ai margini della società, ma hanno legami con la classe politica e spesso sono collusi con le forze dell’ordine e con la magistratura che in teoria dovrebbero contrastarli. Non è un caso che Transparency International indichi l’Albania come il Paese più corrotto di tutta l’area balcanica. Il Parlamento e il Governo sarebbero inquinati dalle mafie e i proventi derivanti dal narcotraffico costituiscono una parte essenziale del sistema economico e politico: il modo migliore per assicurarsi i voti delle persone è pagarle in contanti, e la fonte migliore di produzione del denaro proviene proprio dal mercato degli stupefacenti. Ripeto che se l’Albania non si dota di strumenti di contrasto efficaci, come, ad esempio, le intercettazioni e le confische dei beni, di cui per ora sono quasi sprovvisti, sarà difficile lottare con efficacia la potente mafia albanese poiché i capi delle organizzazioni, che sono numerosi, continueranno a spadroneggiare e a imporre la loro legge non più con la violenza ma con la forza del denaro e della corruzione. Se s’intraprenderà questa strada con convinzione, i risultati sono sicuro non tarderanno a venire.