Una donna di origine albanese, imputata del reato di clandestinità, è stata assolta “per la particolare tenuità del fatto”. Lo ha stabilito il tribunale di Torino durante un processo per direttissima che si è tenuto il 13 agosto. Il giorno prima, la donna era stata fermata all’aeroporto di Caselle dove si era recata per andare a prendere il figlio e la madre provenienti dall’Albania. Ma non avrebbe potuto farlo, essendo stata espulsa dall’Italia nel 2018.
“Pensavo di non poter più vivere in Italia, ma di poterci venire di passaggio”, si è giustificata la donna (che oggi risiede regolarmente in Germania). “Li ho fatti atterrare a Caselle perché il biglietto era molto più economico” ha aggiunto l’imputata, che aveva detto le stesse cose ai carabinieri che l’avevano fermata per un controllo. Nel quale gli agenti avevano scoperto il provvedimento di espulsione firmato l’anno scorso dal prefetto.
Per questo la donna era stata portata in carcere e rinviata a giudizio con l’accusa di immigrazione clandestina, per poi essere processata per direttissima. Per lei il pubblico ministero – come riporta Repubblica – aveva chiesto la misura cautelare dell’obbligo di firma, ma il giudice Marisa Gallo ha escluso che fosse punibile e per questa ragione ha deciso di pronunciare una sentenza di assoluzione “per la particolare tenuità del fatto”.