Non sono naufraghi. Parlare di ‘salvataggi’ è mistificatorio e fuorviante

LA DOPPIA MORALE E LA FINTA REMISSIVITÀ – (Risposta accidentale al prof. Stefano Piredda)
di Adriano Segatori

Queste considerazioni non sono strettamente legate alla lettera del prof. Stefano Piredda, la quale è solo lo spunto per riprendere un discorso iniziato anni fa in occasione di uno degli incontri scolastici, ai quali venivo invitato, con un dirigente del consiglio degli studenti che volutamente non cito. Questi, in un civile contraddittorio, mi disse che lui – parente di infoibati e figlio di esuli istriani – era comunista per non lasciare in mano ai fascisti la storia della tragedia subìta.
Un po’ come invitare i rappresentanti della Gestapo e delle SS a parlare del Terzo Reich, per non lasciare agli ebrei il monopolio dell’Olocausto. Una splendida contorsione concettuale, non c’è che dire.
Prendo quindi, pretestuosamente, alcune indicazioni della lettera per definire meglio ciò che intendo per informazione e manipolazione.

Dire che la legge del mare prevede di salvare chi chiede aiuto è mistificatorio e fuorviante nel discorso dell’attuale invasione migratoria. A parte il fatto che non si può parlare di naufraghi, ci sono decine e decine di saggi dedicati al fenomeno criminale dei trafficanti, alla funzione illegale delle Ong, all’infiltrazione mafiosa della tratta dei nuovi schiavi, all’interesse delinquenziale del liberal-capitalismo transnazionale in questo sfruttamento. Decine e decine di saggi e interventi di giornalisti investigativi, di inchieste giudiziarie, di testimonianze e di intercettazioni. Ma su questo si soprassiede, puntando sull’emotività retorica.

Dire che l’Islam non è una religione violenta e crudele significa non conoscere – o non voler intenzionalmente affrontare – le altrettanto numerose pubblicazioni sull’argomento, per altro redatte da intellettuali come lo psicoanalista e psicopatologo tunisino Fethi Benslama, o come il poeta siro-libanese Adonis nel colloquio con la psicoanalista algerina Houria Abdelouahed, o ancora come l’onorevole Souad Sbai che, da marocchina, conosce direttamente la violenza islamista. Negare la valenza di fonti dirette e primarie per buttarsi sulla enfasi emotiva di quattro bambini non solo è riduttivo e falsificante, ma è anche tristemente omertoso di fronte al gravissimo problema della scomparse delle bambine le quali, essendo stabilita dal Corano l’età matrimoniale ai nove anni di età, spariscono dalle scuole e vengono portate in sposa ai loro paesi. E Monfalcone non è un’entità estranea a ciò.

Puntare come sempre al lato emotivo coinvolgendo Sandro Pertini – colui che baciò la bara dell’infoibatore Tito –, o l’usuale manfrina della Costituzione, significa negare le atrocità compiute dai partigiani a guerra finita, la documentazione amplissima e approfondita sul regolamento di conti tra partigiani rossi e bianchi, i migliaia di morti innocenti, gli stupri e l’assassinio di inermi non certo esempi elevati per celebrare la nascita di questa Repubblica, voluta e vinta grazie all’invasione anglo-americana con il supporto logistico e politico della mafia. Questo è scritto. Basta studiare. Del resto, se di fronte a presentazioni pubbliche di testimonianze e di libri non omologati al pensiero corrente l’unica opzione proposta non è il confronto, ma la minaccia a chi predispone lo spazio e il disordine per impedire gli eventi, la dice lunga sulla coda di paglia e sulla truffa della libertà democratica.

Detto ciò, è interessante sapere perché se parlare di migranti, di religione islamica e di glorie partigiane è un opera di informazione, mentre parlare di traffico di clandestini, di terrorismo islamista e di crimini dei “liberatori” diventa un’azione corrompente e travisante?

La risposta, chi vuol sapere, la sa.
Che, infine, la sinistra sia al minimo storico è sufficiente studiare intellettuali di sinistra – Mario Tronti, Costanzo Preve, Fabrizio Rampini.
Però, lo dico con benevolo cinismo, non studiateli! Continuate cosi!

Adriano Segatori