di Silvia Mancinelli (Adnkronos) – Tra i motivi per i quali ricorrono le esigenze cautelari a carico di Elder Finnegan Lee e Gabriel Christian Natale Hjorth, nell’ordinanza di convalida del fermo e applicazione della misura cautelare della custodia cautelare in carcere, il Gip di Roma Chiara Gallo scrive: “Concreto é il pericolo di reiterazione di reati analoghi desumibile dalle modalità e circostanze del fatto e in particolare dalla disponibilità di armi di elevata potenzialità offensiva, dalla concatenazione dei crimini perpetrati in brevissimo lasso di tempo nella totale inconsapevolezza da parte degli indagati, del disvalore delle proprie azioni, come apparso evidente anche nel corso degli interrogatori durante i quali nessuno dei due ha dimostrato di aver compreso la gravità delle conseguenze delle proprie condotte, mostrando – sottolinea ancora il giudice – una immaturità eccessiva anche rispetto alla giovane età, dal grado di violenza che connota le condotte di entrambi”.
I due ventenni cercavano la droga e intanto avevano già bevuto alcol. Circostanze che, con le altre, “testimoniano la totale assenza di autocontrollo e capacità critica dei due coindagati – si legge nell’ordinanza – e di conseguenza rendono evidente la loro elevata pericolosità sociale”.
Secondo quanto scrive il gip, inoltre, non sta in piedi la legittima difesa per Elder Finnegan Lee che ha sferrato le coltellate al torace di Mario Rega Cerciello, difficilmente inconsapevole si trattasse di un carabiniere (essendosi qualificato con tanto di tesserino, ndr) e colpendo un uomo disarmato. “Mentre mi teneva fermo non ha mai estratto la pistola”, aveva detto lui stesso. Ha continuato a sferrare le coltellate quando la vittima era già in difficoltà, secondo quanto scrive il Gip nell’ordinanza, “in assenza di una vera e propria aggressione” (su nessuno dei due americani ci sono segni di colluttazione) e “durante il compimento di un’azione delittuosa per la cui riuscita Elder si era premurato di presentarsi armato di coltello”.
Evidente anche il concorso nell’omicidio per Natale Hjorth che non poteva, secondo il giudice, essere all’oscuro che Elder fosse armato o non essersi accorto di quanto accaduto al vicebrigadiere. Le telecamere hanno ripreso la fuga dei due, dopo l’aggressione, “a brevissima distanza temporale l’uno dall’altro”, circostanza per cui secondo l’accusa Natale avrebbe assistito al ferimento della vittima, contrariamente a quanto riferito da lui stesso.
C’è dell’altro. “La presenza su Natale Hjorth che ha impegnato Varriale nella colluttazione – scrive il Gip – ha certamente agevolato la condotta materiale posta in essere da Elder impedendo a Varriale di intervenire in aiuto del collega e consentendo al complice di portare a termine il delitto“.
Inoltre, dopo la tentata estorsione dello zaino, ma soprattutto dopo l’omicidio del vicebrigadiere, i due americani sono tornati di corsa – ripresi dalle telecamere della gioielleria vicina – in albergo alle 3.16. É nella loro stanza, la 109 del lussuoso hotel Le Meridien Visconti di Roma, che i carabinieri rintracciano i due già con i bagagli chiusi, pronti a lasciare la struttura nella tarda mattinata del 26 luglio.
Nel controsoffitto della camera ora sotto sequestro i due avevano nascosto l’arma del delitto ancora sporca di sangue, “un coltello a lama fissa lunga 18 centimetri tipo ‘Trenknife’ tipo Kabar Camillus con lama brunita modello marines con impugnatura in anelli in cuoio ingrassato e pomolo in metallo brunito” e i vestiti indossati durante l’omicidio. Davanti al pm i due americani hanno ammesso, durante gli interrogatori prima del provvedimento di fermo, di essere gli autori del furto dello zaino di Brugiatelli e della successiva telefonata estorsiva.
“Elder Finnegan ammetteva inoltre di aver colpito più volte con un coltello in suo possesso – scrive il Gip Chiara Gallo nell’ordinanza – la persona che gli si era avvicinata per cercare di fermarlo mentre, insieme all’amico, era in attesa di incontrare il Brugiatelli, precisando però, di non aver capito che i due che li avevano avvicinati erano carabinieri e di aver creduto che fossero uomini, andati dal Sergio per vendicarsi e fare loro del male”.
Natale racconta di essersi recato a Trastevere con l’amico per acquistare cocaina, di essersi allontanato con Brugiatelli per incontrare lo spacciatore e di avergli consegnato 80 euro, di non aver preso la droga perché otto persone “apparse dal nulla” avevano mandato all’aria lo scambio “e per tale motivo era scappato verso Elder”, il quale nel frattempo aveva preso lo zaino lasciato da Sergio sulla panchina. Quando vanno all’appuntamento con la vittima dell’estorsione vengono avvicinati da Mario Rega Cerciello e Andrea Varriale, che “si erano messi a gridare dicendo di essere carabinieri”.
É a questo punto che Natale Hjorth racconta che “non avendo esperienza di carabinieri in borghese, aveva avuto paura per la sua vita ed era fuggito spintonando uno dei due per liberarsi dalla presa; che non si era reso conto di quanto era accaduto tra Elder e l’altra persona (il vicebrigadiere, ndr), che solo dopo essere tornati in a Gergo e aver dormito, Elder gli aveva confessato di aver usato un coltello che lui ignorava portasse con sé nell’occasione, che lui non aveva fatto domande specifiche sull’accaduto, che Elder aveva lavato il coltello e lo aveva riposto in un luogo a lui non noto”.
Elder Finnegan Lee, in sede di udienza di convalida del fermo, si é avvalso della facoltà di non rispondere, l’amico Natale Hjorth ha precisato di non aver aggredito il carabiniere che gli si era avvicinato in via Cossa (Varriale, ndr), ma di essersi limitato a “togliergli le mani dalle spalle” e a spintonarlo “per fuggire dopo che lo stesso lo aveva buttato per terra. “Ha ribadito – scrive ancora il Gip – di non aver creduto che i due che si erano avvicinati fossero carabinieri non avendo esibito un tesserino ed essendo in borghese, nonché di non essere stato consapevole che Elder avesse con sé un coltello né di aver capito che lo aveva usato contro il carabiniere in quanto era egli fuggito dopo tre o quattro secondi”.
Mentre è chiaro il concorso dei due nella tentata estorsione aggravata, “quanto al reato di omicidio aggravato – sottolinea il giudice nell’ordinanza – è pacifico che l’autore materiale delle coltellate che hanno cagionato la morte della persona offesa sia Elder Finnegan Lee. Né vi é dubbio, alla luce delle modalità della condotta, del numero di colpi inferti, della sede prescelta e del tipo di arma utilizzata che lo stesso abbia cagionato la morte in modo volontario”.
Ma non solo, perché secondo il gip Chiara Gallo “non appare compatibile con gli elementi di fatto emersi dalle indagini il tentativo difensivo di ipotizzare una sorta di legittima difesa putativa, sostenendo di aver avuto paura per la propria vita e di essersi difeso”. Non vi é nemmeno alcuna evidenza di quanto dichiarato da Elder che ha riferito di aver reagito accoltellando la vittima, dopo aver percepito una “compressione al collo tipo strangolamento”, non presentando lo stesso ragazzo alcun segno compatibile con quanto raccontato. ADNKRONOS