Colonnello Paternò: come e perché il sangue ha imbrattato quella divisa

Colonnello Savino Paternò

“Nella sua nuda essenza, anche la tragedia più grande è fatta di numeri”, scrivono nella pagina fb gestita dall’Arma dei Carabinieri, commentando così il brutale assassinio del Vice Brigadiere Mario Cerciello, spirato in una pozza di sangue nel cuore di Roma, dopo aver subito l’agghiacciante affondo di ben 8 coltellate impietosamente inferte da un criminale africano.
E i fatidici numeri sciorinati nel post sarebbero i seguenti: “Mario aveva 35 anni, era sposato da 43 giorni e 13 ne erano passati dal suo ultimo compleanno. È morto per 8 coltellate, inferte per i 100 euro che i 2 autori di 1 furto pretendevano in cambio della restituzione di 1 borsello rubato.”

Pur condividendo lo sgomento e l’assurdità che tale triste elencazione genera, non credo assolutamente che sia questo il novero giusto capace di delineare la tragedia… l’ennesima tragedia.
Ben altri sono i numeri da considerare se si vuole trovare l’essenza del sangue che imbratta quella divisa. E l’aspetto più assurdo, ma di per se significativo, è che nessuno ne conosce l’esatta entità, a nessuno paiono interessare.

Volete, allora, i numeri che ci facciamo capire perché accadono simili sciagure?
E allora andate a ricercarvi, semmai le trovaste, le statistiche degli agenti delle forze dell’ordine QUOTIDIANAMENTE aggrediti, vilipesi, percossi e feriti in analoghe circostanze in ogni anfratto di qualsivoglia città italiana. Raffrontatelo, poi, con le effimere conseguenze penali affrontate dagli aggressori.

Ricercate il numero esatto dei clandestini presenti, come foschi fantasmi, sul territorio nazionale, proprio quegli stessi immigrati irregolari allegramente sbarcati sulle nostre coste per poi, dopo aver lucrato fino all’ultimo centesimo sulla loro iniziale gestione, impietosamente ed indifferentemente abbandonati al loro illegale destino.

Andate anche a cercarvi i numeri impressionanti degli arresti in flagranza di reato che i nostri poliziotti eseguono ogni giorno, rischiando mortali coltellate (per molti dirigenti anche i loro “sottoposti” non sono altro che numeri che portano numeri). E dopo averlo fatto, rintracciate i numeri di quelli immediatamente scarcerati, se non scagionati seduta stante. E di quei pochi rinviati a giudizio, andate a scovare il numero di coloro che si presentano in aula e non risultino invece dispersi nelle nebbie sempre più fitte del nostro sistema giuridiziario.

Quando poi l’assassino sarà catturato, andate anche ad elencare i numeri dei suoi precedenti penali e poi chiedetevi come potesse mai circolare a piede libero; investigate sull’incredibile numero di nomi falsi che lo stesso avrà fornito ogni qual volta sia stato sottoposto a controlli, l’elenco infinito di schede telefoniche utilizzate nel corso degli anni, mai a lui intestate e regolarmente dismesse, e il numero infinito di residenze e domicili fittizi dichiarati.

E, per finire, provate a farvi il conto dei giorni, se non delle ore, che quell’essere avrebbe trascorso nelle patrie galere se il Vice Brigadiere Mario Cerciello fosse riuscito ad ammanettarlo.
Ecco i veri numeri sconosciuti che potranno descrivervi la reale essenza della tragedia. Trovateli se ne siete capaci, e poi analizzateli.

A quel punto vedrete quanto disgustose possano risultare le chiacchiere, le solidarietà pelose e gli inconsistenti proclami sulla “tolleranza zero”. I numeri che si paleseranno dietro quel sangue eroico sono un’essenza puramente matematica e solo dal loro risultato può nascere la soluzione al problema… perchè la matematica non è un’opinione.