Mani pulite, il pool che stramazzò davanti a via delle Botteghe Oscure

Tra la sostanziale distrazione dei cittadini, sperticati ma inascoltati elogi funebri, solennemente recitati dai quotidiani di stato, annunciano la dipartita di Francesco Saverio Borrelli, ex capo della procura di Milano ai tempi di quello che si rivelò essere uno dei più grandi bluff della storia dell’uomo: “Mani Pulite”.

Chi, come me, assetato di giustizia, all’epoca plaudiva, ingenuo ed entusiasta, alla sacra demolizione della prima repubblica truffaldina e ladronesca, sicuramente ricorderà la doccia fredda subita allorquando l’eroico poll stramazzò dinanzi alle porte di Botteghe Oscure. Quei mastini delle investigazioni che avevano fatto luce su ogni mazzetta percepita da qualsivoglia partito politico, alzarono un’indegna bandiera bianca quando la valigetta con un miliardo e 246 milioni di lire, frutto di corruzione, entrò nelle inviolate stanze del Partito Comunista e lì miracolosamente si dissolse nel nulla.

Quando, anni dopo, molti di quei magistrati integerrimi rivelarono la loro appartenenza politica, candidandosi finanche nelle liste dell’unico partito da loro stessi reso superstite, tutti (tranne ovviamente quelli in malafede) compresero il vero scopo di quella tarantella.

Ma Borrelli rimarrà famoso per quel suo “resistere, resistere, resistere”, proclamato sontuosamente, di ermellino bardato, all’inaugurazione dell’anno giudiziario milanese del 2002, dopo che quel burlone di berlusconi, inaspettatamente, impedì l’assurge al potere per via giudiziaria della sinistra.
Ebbene, quel famoso proclama oltre a rendere evidente la politicizzazione di un organo istituzionale fino ad allora defilata, decretò l’inizio dello strapotere della magistratura, la sua invasione di campo nel potere legislativo ed esecutivo ma, inevitabilmente, segnò anche l’inizio del declino, oramai irreversibile, della fiducia dei cittadini nella giustizia.

Le odierne sentenze creative tese a disapplicare leggi non condivise dai togati sono proprio figlie legittime della “resistenza” borrelliana. Una resistenza non solo al potere legislativo ma innanzitutto alla volontà popolare.
Dobbiamo chiedere scusa agli italiani. Non valeva la pena buttare via il mondo precedente, per cadere in quello attuale”, pare abbia dichiarato qualche anno fa l’ex procuratore di Milano.

Non so quanto e se il “mondo precedente” sia stato migliore di quello attuale, ciò di cui sono certo è che la classe politica venutasi a creare non è certo quella da lui auspicata quando iniziò l’avventura giudiziaria di Tangentopoli.
Quello, poi, di cui probabilmente non sarà valsa la pena è spendere la propria vita per combattere la corruzione politica e difendere l’indipendenza e l’efficienza della magistratura, ritrovandosi alla fine una parte della classe politica ancora più corrotta e, soprattutto, una magistratura alla canna del gas.
In effetti, per l’ex capo di “mani pulite” tali constatazioni saranno state alquanto deprimenti, però si sa che spesso il diavolo fa le pentole scordandosi di munirle di coperchi…

Colonnello Salvino Paternò