“Chi denuncia il partito di Bibbiano è fascista o razzista”

Fornendo il resoconto, frammentario e fuorviante (come si vede dal confronto con la registrazione di ImolaOggi e di Radio Radicale), di un convegno svoltosi ieri, 18 luglio 2019, presso la Camera dei Deputati, sui fatti di violazione dei diritti dei bambini e delle loro famiglie riemersi, da ultimo, nella nota inchiesta della Procura di Reggio Emilia, l’organo di stampa ‘Il Fatto Quotidiano’ ha preso posizione, nell’edizione di oggi, 19 luglio 2019, alla pagina 19, con firme di Sarah Bono e Maria Cristina Fraddosio, affermando che una vicenda riguardante “una decina di bambini” verrebbe amplificata per sostenere tesi riferibili a partiti politici o a posizioni ideologiche o addirittura discriminatorie. Inoltre, il sito di informazione ‘Imola Oggi’, cui va il merito dell’organizzazione dell’evento (in realtà assai apprezzato, in contrapposizione con la consegna del silenzio imposta da alcuni partiti agli organi di stampa ‘amici’), viene tacciato di pubblicare ‘bufale’.

I sottoscritti, moderatore e relatori nel convegno, esprimono sdegno e dissenso rispetto all’assurda posizione assunta da ‘Il Fatto Quotidiano’ (questa, sì, una ‘bufala’ autentica, dovuta, si spera, a superficialità e non ad intenti di piaggeria verso qualche partito o magistrato disonesto) e rivendicano fermamente la propria posizione di tecnici, i quali, in modo riconosciuto nei rispettivi settori di appartenenza, esercitano le proprie professioni al più elevato livello, secondo la più limpida attendibilità, mai seriamente posta in dubbio da chicchessia, e soprattutto in modo scevro da alcun condizionamento o pregiudizio politico, ideologico, religioso o di qualsivoglia tipologia.

In modo ancor più accorato, si vogliono qui prendere le distanze da chiunque intenda insabbiare o sminuire una vicenda di ingiustizia diffusa, di cui sono vittime bambini e famiglie per lo più deboli e povere e di cui sono responsabili enti solo nominalmente non lucrativi e magistrati impreparati o disonesti, nonché da coloro che intendano sostenere che la gravità di quella vicenda si valuti in base al colore dei pochissimi esponenti politici che abbiano avuto, di tempo in tempo, il coraggio di occuparsene –talvolta anche a fronte del silenzio o dell’imbarazzo di compagni di partito o di alleati-.

  Il sistema emerso a Bibbiano non solo rispecchia una diffusa e quotidiana violazione dei diritti umani che riguarda centinaia di migliaia di bambini in Italia, come più volte rilevato e censurato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (evidentemente nella redazione de ‘Il Fatto Quotidiano’ le sentenze vengono esaminate in modo selettivo, “per una parte più e meno altrove”, a voler utilizzare l’espressione dantesca); ma risulterebbe raccapricciante anche se riguardasse un bambino solo e qualunque fosse il colore dell’eventuale tessera di partito dei suoi familiari o di coloro che avessero il coraggio di difenderlo dalla prepotenza di istituzioni deviate (e, ovviamente, anche a prescindere dal colore della tessera dei carnefici o dall’appartenenza associativa dei magistrati che li incaricarono o diedero loro acritico credito).

Ridurre questo inquietante contesto ad argomento di polemica politica o ideologica –per di più condotta con inesattezza ed approssimazione, attribuendo in modo indiscriminato e a vanvera posizioni e appartenenze del tutto sconnesse rispetto al tema- significa favorire la persistenza dell’ormai noto e documentato sistema che produce guadagno sulla pelle dei bambini e a favore di cooperative ed enti religiosi (che hanno, come anche qui si vede, forti protezioni in ambito istituzionale e mediatico). Del resto, ciò è stato chiaramente ribadito, durante il convegno, da tutti i relatori, la cui esperienza è caratterizzata da differenti percorsi di formazione e da impostazioni spesso anche divergenti, ma che sono stati concordi nell’affermare che la difesa della persona umana, e più ancora del bambino, non può e non deve avere bandiera.

Bandiera deve avere invece –ma perché venga ammainata!- la vergogna di voler proteggere, con il silenzio, con la menzogna o con la denigrazione, quel lucroso sistema di sfruttamento dell’innocenza e della debolezza, che sono sempre in maggior numero a voler coprire, anche perché esso si connette in modo evidente ed immediato agli scandali recentemente emersi sulle modalità di nomina dei capi degli uffici giudiziari.

Sin quando si tratterà di difendere la dignità e la libertà della persona umana e del bambino, i sottoscritti continueranno a mettere le proprie competenze tecniche e professionali a disposizione di chi voglia perseguire tale intento di tutela e di giustizia; e lo faranno senza pregiudizio, senza controllare il colore della tessera di appartenenza partitica o associativa dell’interlocutore, ma valutando le persone, i professionisti e gli operatori dell’informazione in base ai rispettivi comportamenti di denuncia o di difesa della compravendita dei diritti dei minorenni e degli individui in generale.

L’identità, il genere, la razza, l’appartenenza politica, la professione di fede e la posizione ideologica sono indifferenti rispetto alla distinzione tra chi, da un lato, opera contro il sopruso redditizio e a difesa della libertà e uguaglianza delle persone e chi, dall’altro lato, pratica quel sopruso, lo agevola, lo consente o vuole, con ogni mezzo, coprirlo.

Armando Manocchia

Alessandro Meluzzi

Francesco Miraglia

Francesco Morcavallo

Vincenza Palmieri