Costolette di agnello, spiedini di capretto, cosce, alette, petto di pollo con patate, carne arrosto di prima scelta. C’era questo e tanto altro nel menu preferito di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace. Il re degli immigrati. Non solo feste e cantanti, ma anche pranzi e cene. Nel piccolo paese jonico reggino era quasi un’abitudine pagare tutto con i soldi destinati ai migranti.
I buoni della sinistra, come Mimmo Lucano, secondo gli investigatori avrebbero acquistato addirittura “derrate alimentari per fini privati e fatte figurare come spese nel progetto minori non accompagnati.” È scritto nero su bianco nelle carte dell’inchiesta “Xenia”, di cui noi de Il Giornale siamo entrati in possesso in maniera esclusiva. A provarlo anche alcune fatture “gonfiate” secondo gli inquirenti. Come quella emessa da una macelleria di Riace di 3.786,69 euro (guarda).
Il 05 luglio del 2017, all’interno degli uffici dell’associazione Città Futura, la cooperativa “gestita di fatto da Mimmo Lucano”, viene captata una conversazione tra il sindaco dell’accoglienza e la sua collaboratrice Cosimina Ierinò. Bisogna organizzare il pranzo per la visita a Riace di un ministro greco insieme alla sua nutrita delegazione. Pranzo da organizzare alla “Taverna”, un piccolo ristorante gestito sempre dalla coop Città Futura che pagava l’affitto a nero. Senza rendicontare. Mimmo Lucano, come al solito, “dispone che i costi del pranzo vengano caricati sul progetto dei minori non accompagnati.”
“Mimì” dice a Cosimina: “…ti stavo dicendo che il 10 vengono più o meno dieci persone, perché vengono dall’O.I.M, anche questa è un’altra cosa importante, Organizzazione Mondiale per l’Immigrazione, perché l’Unione Europea quest’anno ha elogiato l’Italia e la Grecia, il ministro greco ha scelto di venire a Riace per vedere perché … come modello in Grecia … vuole venire a Riace a vedere! … Con lui vengono il rappresentante del governo greco e vengono anche dall’O.I.M… questa mattina io mi sono sentito con questa qua che sta coordinando il lavoro e mi ha detto che loro alle 11:00 sono qua, tipo alle 11-11:30. Noi dobbiamo fare un pranzo alla Taverna (taverna Donna Rosa ndr) … omissis … allora dobbiamo aprire tutti i laboratori, non so come.” Laboratori chiusi, che funzionavano a singhiozzo. Ma Mimmo Lucano doveva far rivivere Riace, farla apparire come l’isola felice. Un luogo quasi magico, dove ogni migrante era rinato. Un luogo simbolo per la sinistra, che non poteva morire per la cattiva amministrazione.
Per il pranzo mancavano i soldi ma, la soluzione, era a portata di mano. “…non lo so come … la spesa sui minori … (a carico del progetto dei Minori non accompagnati ndr).” Dice Lucano a Cosimina Ierinò che risponde: “si, sui minori…”. Insomma, sembrerebbe che tutti fossero d’accordo, complici nel “distrarre i fondi” dai progetti di accoglienza.
Ma non finisce qui. Le associazioni e le coop di Riace non rendicontavano le spese, anche se era obbligatorio farlo. Serviva trasparenza. In più occasioni pare che le associazioni abbiano gonfiato le fatture. “Nel corso delle indagini, sono emersi una serie di artifici e raggiri posti in essere principalmente dalla Ierinò Cosimina, su esplicite indicazioni del sindaco Lucano, volti a gonfiare i costi sostenuti dall’associazione, al fine di ottenere un maggiore finanziamento.” Scrivono gli investigatori. Un modo per ricevere più soldi dallo Stato.
Michel Dessì – – www.ilgiornale.it