Karachi (Agenzia Fides) – “La società civile non può ignorare la responsabilità dei governanti per garantire a tutti i cittadini un accesso equo alle libertà civili e alla giustizia. Oggi è essenziale introdurre una legislazione ad hoc per la protezione delle minoranze religiose in Pakistan, specialmente per contrastare il fenomeno delle conversioni forzate all’islam”: lo dice all’Agenzia Fides il cattolico Peter Jacob, attivista per i diritti umani e presidente del Centro di giustizia sociale (CSJ) in Pakistan, commentando i recenti episodi di violenze e abusi commessi su giovani donne cristiane e su altri membri delle comunità minoritarie nella nazione.
E’ ancora sotto shock la famiglia di Saima Sardar, infermiera cristiana di Faisalabad, che nei giorni scorsi si era rifiutata di convertirsi all’islam e di sposare un musulmano, Muhammad Idrees, che l’ha uccisa. Secondo dati raccolti da fonti dell’Agenzia Fides in Pakistan, il fenomeno delle conversioni forzate tocca ufficialmente ogni anno oltre mille ragazze, indù e cristiane, ma questi sono solo i casi denunciati, che vengono alla luce.
Mentre cresce l’indignazione della popolazione per il fenomeno delle conversioni forzate, il Parlamento della provincia del Sindh ieri, 16 luglio, ha adottato all’unanimità una risoluzione chiedendo che “questa pratica venga fermata e che si intraprendano azioni contro le persone coinvolte”.
Nel colloquio con Fides, Jacob rileva: “La Commissione per la minoranze nella provincia del Sindh è ancora inattiva mentre il governo federale e gli altri governi provinciali non hanno ancora approvato la legge per costituire apposite Commissioni per i diritti delle minoranze”, ignorando la disposizione della Corte Suprema del 19 giugno 2014. “Il governo federale dovrebbe pensare di emanare una leggi anti-conversione per porre un freno al triste fenomeno dei rapimenti e delle conversioni forzate all’islam di ragazze indù e cristiane” auspica, osservando che, per la tutela dell minoranze religiose “manca la volontà politica dei decisori e delle istituzioni, per indifferenza o inettitudine“.
L’avvocato Ali Palh, noto attivista per i diritti umani, esprime al’Agenzia Fides la sua preoccupazione per l’aumento incontrollato dell’incidenza delle conversioni forzate e dice: “È tempo che il governo introduca garanzie legali concrete per impedire matrimoni e conversioni di fede forzate, manipolate o imposte”, auspicando un intervento più attento dei tribunali. Kalpana Devi, una attivista indù, concorda e chiede “un coordinamento interministeriale e per prevenire le violenze, investigare e perseguire il fenomeno delle conversioni forzate”.
Chaman Lal, attivista indù e studiosa del fenomeno, dichiara a Fides: “Le conversioni forzate di giovani donne delle minoranze sono spesso accompagnate da crimini che coinvolgono ingiustizie economiche, violenze di genere e reati relativi alla libertà religiosa. Alcuni personaggi influenti promuovono o facilitano questo fenomeno, manipolando le procedure legali con impunità. Inoltre, in eventuali processi in tribunale, l’esito delle udienze è in favore degli autori delle violenze piuttosto che delle vittime”. (AG-PA) (Agenzia Fides 17/7/2019)