Imane Fadil, testimone chiave del processo Ruby ter (a carico di Silvio Berlusconi e di altre protagoniste delle serate ad Arcore, accusate di falsa testimonianza) è morta di cause naturali. Nessun avvelenamento dunque per la ragazza deceduta nel centro Humanitas di Rozzano il primo marzo.
A riferirlo è l’AdnKronos che spiega come, nella relazione degli esperti, non ci sia alcuna evidenza sull’ipotesi di avvelenamento. La prima di una serie di ipotesi che avevano acceso l’attenzione sul caso, su cui indaga il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e i pm Luca Gaglio e Antonia Pavan.
Il lavoro degli esperti di Medicina legale di Milano guidati dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, iniziato lo scorso 16 marzo, è stato fino ad oggi un lungo percorso di esclusione. Scartata fin da subito l’ipotesi di una morte legata a sostanze radioattive, gli esami su ossa, tessuti e sangue si sono focalizzati sulla presenza di metalli, in particolare di ferro, molibdeno, antimonio e cromo. Una concentrazione superiore alla norma, ma non ritenuta mortale e dunque non sufficiente, secondo i consulenti, a ipotizzarla come causa del decesso. Nella relazione collegiale si sottolinea come “non ci sarebbero risultanze indicative di avvenuto avvelenamento”.