Sbarchi clandestini, generale Santo perde la pazienza: “arresto immediato”

Dopo l’ennesimo sbarco-beffa di ieri a Lampedusa di 45 migranti clandestini, arrivati su un barchino in vetroresina e tranquillamente accolti sull’ isola, a differenza dei 43 a bordo della Sea Watch invece in alto mare da otto giorni, anche i generali perdono la pazienza. «Se non prevediamo la misura dell’ arresto immediato di ogni clandestino che arriva illegalmente in Italia, non stroncheremo mai il fenomeno». A dirlo è un famoso alto ufficiale dell’ Esercito italiano, il generale di Corpo d’ Armata Vincenzo Santo, già capo di Stato Maggiore delle forze Nato in Afghanistan e profondo conoscitore delle dinamiche che muovono i fronti migratori illegali in Asia e nel nord Africa.

COME SI FA ALL’ESTERO
La proposta choc del comandante Santo non è una misura illiberale. L’ ingresso clandestino sul territorio nazionale è considerato reato federale negli Stati Uniti d’ America ed è prevista la detenzione in attesa dell’ accertamento dello status di rifugiato o del provvedimento di espulsione. Altrettanto viene fatto nella civilissima e democratica Australia dove i migranti illegali vengono addirittura deportati in isole extraterritoriali e lì detenuti senza limiti temporali. In ambito europeo, la Danimarca, che ha di recente confermato il centrosinistra alla guida del governo, ha in progetto la deportazione dei migranti illegali in un’ isola nel Mare del nord.

Per l’ ex capo di Stato Maggiore dell’ Esercito, che più volte ha affrontato anche in sede di proposta parlamentare i problemi dell’ immigrazione illegale, l’ eventuale adozione del fermo coatto dei clandestini anche in Italia, fino alla definizione del loro status giuridico, costituirebbe un formidabile deterrente per bloccare lo stillicidio di sbarchi che contraddistingue quasi esclusivamente le nostre coste e, in misura meno significative, quelle greche.

«Naturalmente – spiega il generale Santo – insieme ad una strategia coordinata che includa il blocco navale per quanto riguarda le navi delle Ong, le incursioni di militari di reparti speciali super addestrati per individuare e annientare i covi degli scafisti distruggendo le loro basi e smantellando il naviglio usato dai trafficanti per trasbordare i migranti».

A dispetto della pur efficace azione del ministro dell’ Interno Matteo Salvini che ha ridotto dell’ 80% il numero degli arrivi, passando dai 70.930 sbarchi del 2017 ai 16.140 del 2018, si registra ancora un elevatissimo numero di sbarchi-fantasma, di migranti che arrivano sulle nostre coste con veloci gommoni fuoribordo, o con barchini che trasportano 10-15 persone per volta trainati da navi-madre dei trafficanti che poi riescono a far perdere le proprie tracce come gli stessi clandestini.

COOPERAZIONE
«Finora – dice il generale Santo – abbiamo rincorso i singoli episodi in tema di immigrazione illegale, ma non abbiamo mai svolto azioni coordinate precise che garantiscano il respingimento dei migranti non in possesso dello status di rifugiato politico o in fuga dalla guerra, in porti sicuri come l’ Egitto, la Tunisia o l’ Algeria». Paesi che adeguatamente «finanziati» sarebbero sicuramente disponibili, osserva, ad accogliere sul proprio territorio chi non ha titolo ad alcuna protezione internazionale e quindi deve essere forzatamente rimpatriato».

La misura dell’ arresto dei migranti clandestini proposta dal generale Vincenzo Santo potrebbe dunque davvero costituire un argine al fenomeno e impedire che chiunque arrivi, anche se irregolare e in attesa dell’ accertamento del suo status, possa girare tranquillamente per città e paesi senza alcun controllo preventivo sanitario e di polizia. Libero dunque anche di sconfinare in altri Paesi europei come la Germania, da dove poi ci verrebbe puntualmente rimandato in aereo.

di Francesco Bozzetti – – – www.liberoquotidiano.it

One thought on “Sbarchi clandestini, generale Santo perde la pazienza: “arresto immediato”

  1. bisognerebbe avere le carceri per arrestare i clandestini, ma non le abbiamo. oppure disporre di un’isoletta magari presa in affitto da uno stato afticano se non disponibile in europa

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