Papa Francesco è tornato a Napoli, dopo quattro anni, per partecipare al convegno “La Teologia dopo Veritatis Gaudium (Costituzione Apostolica pubblicata nel gennaio 2018, ndr.) nel contesto del Mediterraneo”, organizzato dalla Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale – sezione San Luigi. Il convegno, il cui programma ha interessato anche la giornata di ieri, rientra in una serie di inziative atte ad elaborare una teologia capace di aprirsi ai segni dei tempi, in particolare all’interculturalità generata dalle migrazioni.
Per Francesco si deve “imprimere agli studi ecclesiastici quel rinnovamento sapiente e coraggioso che è richiesto dalla trasformazione missionaria di una Chiesa in uscita” che non può non guardare, ad esempio, alla sorte di profughi e rifugiati. In tal senso, al termine dell’intervento del Papa nella struttura universitaria di via Petrarca, è stato presentato anche il documento sulla “Fratellanza Umana”, firmato ad Abu Dhabi lo scorso 4 febbraio da Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyb, ma è stato anche letto un messaggio del Patriarca Bartolomeo I.
“Il dialogo – ha continuato Francesco – non è una formula magica”, ma gli studenti di teologia (così come tutti gli uomini) “dovrebbero essere educati al dialogo”, soprattutto con le altre fedi come l’Ebraismo e l’Islam. Questo per “comprendere le radici comuni e le differenze delle identità religiose” ed edificare “una società che apprezza le diversità”. “Con i musulmani – spiega il Papa – siamo chiamati a dialogare per costruire il futuro… siamo chiamati a considerarli partner per costruire una convivenza pacifica, anche quando si verificano episodi sconvolgenti ad opera di gruppi fanatici”.