C’è anche lo Stato Islamico nella Provincia dell’Africa Centrale tra i gruppi armati che imperversano nell’est della Repubblica Democratica del Congo, le cui azioni violente sono al centro delle preoccupazioni dei Vescovi del Sud Kivu. Nel comunicato conclusivo dell’Assemblea Ordinaria dell’Assemblea Episcopale Provinciale di Bukavu (ASSEPB), si denuncia la persistenza e la proliferazione di gruppi armati e di bande di criminali che perpetrano massacri, attacchi, rapimenti e saccheggi, causando grandi spostamenti di popolazioni.
“Queste situazioni manifestano il declino dello Stato” sottolineano il messaggio. Le popolazioni più colpite sono quelle di Beni e di Butembo, dove diversi massacri sono attribuiti all’ADF-NALU, un gruppo di origine ugandese che ha assunto i caratteri di un’organizzazione jihadista. Questo gruppo, o una sua componente, avrebbe dato vita all’ancora più misterioso Stato Islamico nella Provincia dell’Africa Centrale che, ultimamente, ha iniziato a rivendicare i suoi attacchi mediante il suo sito web ufficiale.
Altre violenze sono commesse da milizie e gruppi armati presenti nelle zone di Uvira, Fizi e Mwenga, per il possesso di terre o per questioni di leadership dei capi tradizionali locali, con conseguente accentuazione del tribalismo e delle divisioni etniche.
La mancanza di sicurezza e dello Stato indebolisce ulteriormente un’economia già disorganizzata e esposta alle devastazioni di uno sfruttamento interno ed esterno: i minerali vengono saccheggiati, l’agricoltura locale è abbandonata a favore di prodotti esteri sovvenzionati, l’imprenditorialità locale è quasi inesistente, la riscossione delle tasse è lasciata nelle mani di agenti statali che spesso ne approfittano a proprio vantaggio.
I Vescovi chiedono alle autorità centrali di “riprendere in mano la gestione della missione sovrana dello Stato: quella di assicurare l’unità, l’integrità territoriale, la sicurezza delle persone e dei beni e la promozione del benessere della popolazione”; “garantire la protezione delle risorse naturali. Prima di procedere a qualsiasi accordo con terzi, siano assicurati e garantiti gli interessi nazionali e il rispetto per l’ambiente”; “stimolare la creazione di posti di lavoro per le popolazioni locali”; “accentuare il contrasto alla corruzione delle élite, attraverso un’adeguata politica dei salari dei dipendenti statali”; “completare il ciclo elettorale, organizzando senza indugio le elezioni locali attraverso la mobilitazione dell’impegno dei cittadini, come elettori o candidati”. (L.M.) (Agenzia Fides 18/6/2019)