Con il vicepresidente Mike Pence il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, nonostante la comunanza di vedute, non ha parlato molto di migranti, perché “il controllo dell’immigrazione è un problema ormai di ridotte dimensioni”, ha detto Salvini da Washington dopo l’incontro con Pence. Anche se c’è la Sea Watch…”c’è sta nave della Ong” che ha anche “fatto un ricorso di 40 pagine al Tar del Lazio, una ong di volontari che salva vite e perde tempo a preparare ricorsi… ognuno impegna il tempo come ritiene”.
Salvini ribadisce che ora “l’emergenza è rilanciare l’Italia dal punto di vista economico”, ma se proprio si vuole parlare di immigrazione, da una parte “non ci sono i numeri per cambiare le regole di Dublino, perché non interessa a nessuno se non ai Paesi del Mediterraneo”, “anche se ci proveremo non ci conto”, resta “l’obiettivo di controllare gli ingressi”. E dagli Usa Salvini porta un’idea, quella di “una immigrazione qualificata”, non per numeri, che “è un modello che da domani approfondisco al Viminale.
Un’immigrazione per merito, per titoli, sulla base delle necessità del Paese ospitante; è un modello questo che porta valore aggiunto, non quello dei barconi”.Quello dei barconi per Salvini è finito: “Io un porto italiano non lo do, aprano i porti europei poi qualcuno magari lo prendiamo noi, non l’inverso, visto in passato in quanti hanno mantenuto la parola data… fateli sbarcare… poi tante offerte di accoglienza abbiamo ricevuto”, ha ironizzato, concludendo: “Quindi ora noi non li facciamo sbarcare”. (askanews)
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