di Antonio Amorosi – – – Dopo le Europee si è scritto molto sul perché la Lega domini in Italia, tanto più in regioni simbolo come la “rossa” Emilia Romagna, il cuore della sinistra italiana. E’ così è partita la gara sul “come eravamo” a chi lancia più zucchero filato nel ventilatore. Tra chi dice che l’Emilia non è più la stessa e chi argomenta che il modello emiliano indirizzava lo sviluppo economico verso il bene comune e non il benessere individuale: il “noi” prima dell’”io”. Visto che la vita non è più dominata dai rapporti di solidarietà, imposti dalle amministrazioni locali “rosse” che pensavano al “noi”, è l’egoismo ad emergere. Da qui si è imposta la Lega.
Per chi ha vissuto in Emilia Romagna negli ultimi 35 anni parliamo di un armamentario di buoni sentimenti già ridicolo negli anni ‘80, vista la devastazione del territorio predato e dilapidato dagli amministratori locali e dai loro padroni.
Mauro, artigiano emiliano delle tecnologie avanzate, appena ne sente parlare si mette a ridere e taglia corto: “Ma guarda, le minchiate oggi non riesco a leggerle, c’ho da lavorare”.
Il post crisi economica ha accelerato i lati oscuri del territorio. La criminalità organizzata con le sue grandi partite di denaro liquido ha investito nelle attività commerciali dei centri storici. Molte aree più rurali sono diventate prive di nessi produttivi con le filiere che contano. Chi invece ha ancora un’eccellenza cerca di difenderla a denti stretti, mentre negli anni gli amministratori locali si susseguono sempre più scadenti somigliando ad amministratori di condominio.
Le parole di Mario, un tecnico di micromeccanica esperto nella manutenzione e arrivato dal Sud, da quasi 10 anni nella provincia emiliana, sono illuminante: “Rispetto al meridione qua le cose funzionano in modo molto diverso. Qui ‘si fotte’ collettivamente. E’ questa la forza emiliana. Da noi, al Sud, lo si è sempre fatto individualmente e si cercava altri con cui farlo. Al Sud chi ‘fotte’ e si associa anche in una mafia è il delinquente. Per farlo deve avere però una certa potenza di fuoco. E lo fa apertamente. Qui invece molti soggetti impensabili e comuni ‘fottono’ insieme come prassi normale, imprenditori, politici, forze dell’ordine, magistrati, associazioni, cooperative, singoli potentati e gruppi. La parrocchia di riferimento, l’associazione di categoria, il gruppo, serve a mettere insieme un potere lobbistico per ‘fottere’. Fare conflitti veri non serve a nessuno. E se ‘fotti’ collettivamente c’è ne é per tutti. E non esiste chi ti dovrebbe beccare! Mi sembra geniale”.
Con la crisi qualche pezzo di questa collettività non ha avuto più la sua razione.
La delocalizzazione delle imprese, la perdita di massa di posti di lavoro, la desertificazione economica di alcune aree come la provincia di Ferrara o la concorrenza sleale della globalizzazione sono arrivate più forti anche qui. E le classi povere, rimaste schiacciate, hanno optato per il cambiamento, votando Lega. Mentre la sinistra, passava il tempo a fare operazioni di costume, a predicare la solidarietà dal salotto chic di casa o a raccontare la realtà come se si vivesse in Svezia o al massimo a farsi uno spinello nei periodi di maggiore stress.
Sicuramente vincitore storico della contesa è il consigliere regionale della Lega Alan Fabbri che da qualche giorno si è insediato sindaco di Ferrara
Cosa l’ha sorpresa in quest’ultima campagna elettorale?
Beh… una cosa si, le tante persone ad ogni comizio. Questo si. Essere riusciti ad intercettare la parte produttiva e i giovani e anche di tanti anziani
Secondo lei perché avete vinto?
Perché abbiamo detto la cruda verità senza nascondere nulla.
Dopo 70 anni di sinistra Ferrara alla Lega é un evento storico. Cosa ha premiato?
Il programma. Abbiamo fatto una campagna sincera e semplice senza mai attaccare l’avversario se non dal punto di vista amministrativo. A differenza di quello che hanno fatto loro demonizzandoci. Il risultato ci esalta ma ci responsabilizza molto. Sarà una sfida importante.
La sua priorità?
Il lavoro. Dobbiamo portare lavoro a Ferrara che è fanalino di coda delle attività nella regione ed ha grossi problemi di disoccupazione. Poi c’è la sicurezza. I problemi che vivono i cittadini sono reali, non di percezione come diceva la passata giunta. Dobbiamo, ad esempio, recuperare certe aree in mano allo spaccio. Lavoreremo a riportare i quartieri a quello che erano prima.
Cosa dobbiamo aspettarci come prime mosse?
Che metteremo i ferraresi storici al centro della città, al centro delle assegnazioni delle case popolari come degli asili. Metteremo degli agevolazioni sulla fiscalità e alcune tasse locali le toglieremo. Punteremo anche ad avere Ferrara come capitale turistica della cultura
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