di Vittorio Feltri
In tutta sincerità a me le feste, sia religiose sia laiche, non vanno particolarmente a genio. Ne farei volentieri a meno, però le accetto come fossero calamità naturali, temporali, terremoti, sbalzi di temperatura, benché non sia uguale alla Gretina che si eccita per un grado in più, per altro inventato. Cosicché per me la ricorrenza del 2 giugno non rappresenta nulla di importante, benché ci sia di mezzo la Repubblica, cui non dobbiamo una immensa gratitudine.
Tuttavia il fatto che il presidente della Camera, un certo Fico, che al maschile è un cognome francamente ridicolo, mentre al femminile è accettabilissimo, abbia proditoriamente e arbitrariamente dedicato la cerimonia in questione agli immigrati e ai rom mi è parso non solo una forzatura ma anche una ingiustizia ai limiti del grottesco. Non ho niente contro i profughi e gli zingari, ci mancherebbe. Ciononostante non capisco cosa ci azzecchino costoro con la nostra istituzione democratica. La Repubblica se la sono conquistata gli italiani con la collaborazione degli angloamericani, pertanto nomadi e africani non possono essere coinvolti in festeggiamenti sul tema.
Tra l’ altro è accaduto un episodio esilarante durante la sfilata dei militari sventolanti la bandiera tricolore. Cinque gitani, approfittando della confusione creatasi a causa della sfilata, avrebbero rubacchiato qua e là, commettendo cioè reati penalmente perseguibili. Ieri abbiamo appreso che questi ceffi sono stati arrestati. E ora dovranno rispondere di furto. Il che rende paradossale lo sforzo di Fico per premiare i rom, riconoscendo loro il diritto all’esaltazione quali amici della patria.
È notorio che essi in maggioranza non lavorano e vivono di espedienti oltre i limiti della legalità. Spesso sono dei furfanti che vìolano le regole: insegnano ai bambini l’arte ignobile di sgraffignare nella consapevolezza che poi i minori non sono punibili, non li mandano a scuola, e pure questa è una scorrettezza grave. Le forze dell’ordine e la magistratura chiudono gli occhi esercitando un buonismo privo di senso.
Lo stesso vale per gli immigrati, i quali vengono accolti a furor di popolo e poi abbandonati nelle strade o affidati, peggio ancora, ai caporali agricoli che li schiavizzano nei campi sottopagandoli.
Siamo di fronte a uno scempio che non merita di essere trasformato in un vanto per la nostra patria.
Il presidente di Montecitorio è quindi il peggior Fico del bigoncio. Vada a nascondersi.