Per bocca del vice presidente del Csm David Ermini, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nonché Presidente dello stesso Csm, ha espresso tutto il proprio sdegno per quanto emerso dall’inchiesta di Perugia: un vero e proprio “mercato delle toghe”. “O sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti”, così ha tuonato Ermini ieri al plenum straordinario convocato per arginare una crisi senza precedenti che ha portato all’auto sospensione di 5 membri. Palazzo dei Marescialli ha agito con immediatezza e ha predisposto elezioni suppletive per sostituire i magistrati uscenti.
Come scrive il Corriere della Sera, il quadro emerso finora impone un ripensamento profondo sui criteri seguiti finora per le nomine ma anche sul peso politico che le correnti interne alla magistratura esercitano. L’inquietudine di Mattarella nascerebbe sull’ipotesi di collusioni passate attraverso “l’incomprensibile” accelerazione che si voleva imporre alla nomina del successore di Giuseppe Pignatone al vertice della procura di Roma.
Un modo di agire che non si è riscontrato con la procura di Torino, dove da mesi è andato in pensione Armando Spataro, senza che nessuno ancora abbia preso il suo posto. Sicuramente i tempi, ora, si dilateranno, perché è alto il rischio che dopo una nomina si inneschi la rincorsa ai sospetti. Il Presidente Mattarella è preoccupato all’idea che le soluzioni preconfezionate attraverso lotte fra correnti delle toghe (degenerate in centri di potere sui quali si intromettono i partiti) si sostituiscano al metodo del confronto aperto.
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