Durante il viaggio in Romania, domani, domenica 2 giugno, Papa Francesco incontrerà una comunità di 2.000 rom transilvani.
Padre Lucian Lechintan spiega, sull’ultimo numero della Civiltà cattolica, il quindicinale del gesuiti stampato con l’imprimatur della Segreteria di Stato vaticana, che “un primo atto di giustizia sociale è quello di rivedere con urgenza i clichés con i quali vengono considerati i rom. La presunta coincidenza tra povertà, delinquenza ed etnia rom è uno stereotipo molto pericoloso. Il fenomeno della delinquenza o dell’emarginazione non si può spiegare su basi razziali, ma attraverso meccanismi sociali complessi, che vanno dalla progressiva esclusione alla discriminazione diretta.”
“Ancora oggi – prosegue il gesuita – con troppa facilità associamo ai rom stereotipi degni di un grottesco repertorio medievale: basti ricordare la psicosi che si è creata a Parigi all’inizio dell’anno sul «furgone bianco» dei rom che tentano di rapire i bambini. Queste dicerie vogliono mettere in cattiva luce i rom. Il necessario compito di agire contro pregiudizi atavici riguarda non soltanto le istituzioni dello Stato, ma anche le Chiese, le prime a doversi interessare dell’inclusione dei rom e dei modi per evitare simili distorsioni”.