Uno dei prodotti più rappresentativi del Made in Italy gastronomico rischia di finire in mani francesi. La Lactalis è intenzionata a comprare la Nuova Castelli, azienda principale esportatrice italiano di Parmigiano Reggiano e realtà specializzata nella distribuzione di prodotti alimentari con oltre mille dipendenti distribuiti su circa 20 impianti in Italia e all’estero dove è presente in Francia, Regno Unito, Scandinavia, Germania, Spagna, Portogallo, Polonia, Ungheria, Russia e Stati Uniti.
L’operazione – – Il primo a parlare della possibile operazione era stato il Sole 24 ore che aveva scritto che Lactalis aveva mostrato il suo interesse al processo in corso da alcuni mesi e gestito da Rothschild, per l’individuazione di nuovi parter azionari per il gruppo Nuova Castelli, visto che il socio di controllo dell’azienda, il fondo britannico Charterhouse, ipotizzava l’ingresso di un partner finanziario nella compagine tramite un aumento di capitale da 40-50 milioni. A quanto sembra però ora si sta andando verso una vendita dell’intero pacchetto di controllo.
Già proprietaria di Parmalat – – Lactalis ha già la proprietà dei marchi nazionali Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani e Cadermartori e circa 1/3 del mercato nazionale in comparti strategici del settore lattiero caseario. Acquistando la Nuova Castelli il cui business si rivolge al 70% all’estero e al 30% Italia dove oltre a Parmigiano Reggiano e Grana Padano produce mozzarella vaccina e di bufala, pecorino toscano e gorgonzola. Nel 2018 la società ha avuto un giro d’affari di 460 milioni. Al momento una contro offerta sarebbe stata fatta dalla Granarolo, una delle più grandi e storiche cooperative italiane, ma l’esito delle trattative è ancora tutto da decidere. Le associazioni di categoria intanto sono scese in campo per contrastare l’operazione.
La preoccupazione di Coldiretti – – “Occorre fermare la svendita del Parmigiano Reggiano ai francesi per non ripetere gli stessi errori commessi in passato con la cessione della Parmalat alla Lactalis”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini preoccupato per il fatto che la cessione rafforzerebbe l’egemonia francese mettendo le mani su prodotti italiani a denominazione di origine (Dop) più venduti nel mondo. “La difesa dei marchi storici è necessaria perché si tratta spesso del primo passo della delocalizzazione che si realizza con lo spostamento all’estero delle fonti di approvvigionamento della materia prima agricola e con la chiusura degli stabilimenti e il trasferimento di marchi storici e posti di lavoro fuori dai confini nazionali”, ha aggiunto Prandini.
Uecoop sostiene Granarolo – – Uecoop, l’Unione europea delle cooperative, ha salutato con apprezzamento la discesa in campo di Granarolo. Il mondo cooperativo, spiega Uecoop in una nota, è un protagonista storico del comparto lattiero caseario italiano dove gestisce l’80% del latte che serve per la produzione dei formaggi Dop. Nell’agroalimentare italiano operano oltre 5.200 cooperative con un fatturato complessivo di 36 miliardi di euro che rappresentano circa il 25% del fatturato agroalimentare italiano. Mentre con le multinazionali straniere “il rischio è sempre quello della delocalizzazione produttiva, gestionale o finanziaria come si è visto quando Parmalat è finita nelle mani dei francesi”, ha concluso Uecoop.