di Alessandro Sallusti
Più ci si avvicina al voto europeo mancano solo dieci giorni – meglio si delinea il quadro post voto, quasi a prescindere da quale sarà il risultato. Un verdetto infatti c’è già ed è la fine dell’insana alleanza tra Lega e Cinque Stelle che alla luce di quanto sta succedendo in questa confusa campagna elettorale non potrà in alcun modo avere un futuro politico non dico di lunga, ma neppure di breve durata. Dietro le quinte le grandi manovre sono già in corso e i Cinque Stelle stanno costruendo il piano B che – a differenza di Salvini – ancora non avevano. Se il leader della Lega può infatti scegliere (al momento) se stare dov’è o tornare a guidare un centrodestra unito, Di Maio rischia di rimanere con il cerino in mano. L’alternativa, per i grillini, è agganciare il Pd che, una volta liberatosi di Renzi, con Zingaretti è tornato sul mercato.
Attenzione, perché Zingaretti è più furbo e comunista di quanto voglia fare apparire. Il suo procedere quasi sottotono è più una scelta tattica che un limite genetico. Se gli si lascia il tempo di lavorare sottotraccia (e lontano dai riflettori) sulla via che porta a Di Maio, non è da escludere che con il cerino in mano alla fine resti Salvini. Il quale ha sostituito Berlusconi come nemico da abbattere sia nella testa dei grillini sia in quella della sinistra, come ieri ha chiaramente spiegato sulla sua prima pagina Carlo Verdelli, nuovo direttore de la Repubblica. Se presi singolarmente sono già un pericolo, Cinque Stelle e Pd insieme sono una peste capace di tutto, forti anche degli amici che hanno tra le file della magistratura. E quello che sta già avvenendo in questi giorni in diverse procure probabilmente è soltanto un antipasto… È un film già visto negli anni del berlusconismo vincente nelle urne ma massacrato nei palazzi e nei salotti.
Il mio consiglio, non richiesto, e certamente interessato, è che Salvini si metta in salvo il prima possibile, o se volete prima che sia troppo tardi. Come capopopolo è stato ed è molto bravo, ora è il tempo della saggezza a prescindere di quanti voti prenderà alle Europee. Anche all’ultimo Festival di Sanremo la giuria di qualità ha prevalso su quella popolare, che è stata ben più numerosa. Funziona così, i voti si contano ma anche si pesano.
Pd, incontri fra Pomicino e Zingaretti. Rumors: prove di alleanza con M5s