Ciclismo: il Dossier presentato alla Commissione Parlamentare antimafia – “Marco Pantani fu ucciso e il corpo spostato“. E’ quanto hanno sostenuto meno di un mese fa i consulenti della famiglia del ‘Pirata’, tra cui il generale Umberto Rapetto, davanti alla Commissione parlamentare antimafia e in una memoria di 56 pagine consegnata a deputati e senatori. Del dossier scrive oggi ‘Il Fatto Quotidiano’, che lo ha visionato. Il documento rilancia l’ipotesi secondo cui Pantani non sarebbe stato solo quando morì il giorno di San Valentino del 2004 in una stanza del residence di Rimini ‘Le Rose’. “Risulta evidente che non si sia suicidato, ma sia stato vittima di morte violenta e per opera di terzi, verosimilmente connessa ai molteplici interessi della criminalità organizzata nel campo delle scommesse illecite e nel traffico di stupefacenti“, è la tesi riportata nel dossier.
“Qualcuno era con lui quando la morte è arrivata, c’è il segno evidente che il corpo sia stato spostato“, spiega Rapetto riferendosi ad alcune macchie di sangue fresco rinvenuta sul luogo. I genitori di Pantani non hanno mai accettato le verità processuali, che raccontano di un decesso per overdose (chiuso con un processo a tre spacciatori, di cui due hanno patteggiato, mentre l’ipotesi dell’omicidio è stata archiviata per richiesta del gip di Rimini e confermata dalla cassazione nel 2017). E oggi, assistiti dall’avvocato Antonio De Rensis, chiedono di riaprire ancora una volta il caso. Rapetto, scrive ‘Il Fatto Quotidiano’, parla di una “scena alterata in almeno due circostanze“. Un’ipotesi che adesso sembra trovare conferma anche nella testimonianza inedita che verrà mostrata stasera nel corso della trasmissione tv Le Iene.
Nel servizio, per la prima volta parla un esperto di investigazioni elettroniche che ha lavorato come consulente per la procura di Rimini e che era in quella stanza del residence insieme alla polizia il giorno in cui fu ritrovato Pantani. L’uomo svelerebbe dei nuovi dettagli sul filmato girato dalla scientifica: mostrerebbe diversi elementi che non combacerebbero col racconto fornito dai primi soccorritori. “Mi portano la cassetta con tutto il nastro fuori. ‘L’hanno rovinata’, mi dicono, era inutilizzabile“, spiega l’ex consulente della procura. Un tentativo di manomissione? “È evidente“, conclude. (Spr/AdnKronos)