Milano, baby gang infestano la Metro: persino la security ha paura

Milano – Lo chiamano il «treno della paura». Ore 00.40, ultima corsa della linea metropolitana «verde» da Porta Genova a Gessate. Corre da un punto nevralgico della movida milanese, zona Navigli con una carrellata di pub e locali, a un capolinea dell’hinterland. I vigilantes di Atm, la società che gestisce i trasporti pubblici di Milano, a volte si mettono in malattia pur di evitare il servizio.

«Si corrono troppi rischi» confessa un dipendente che vuole rimanere anonimo. Solo un mese fa una guardia giurata è stata presa a calci alla schiena da un bullo, ma minacce e aggressioni sarebbero frequenti e spesso nemmeno denunciate. Al sabato sera lungo Milano-Gessate a fine turno comandano le baby gang, gruppi di 40/50 ragazzini che salgono ubriachi o sotto effetto di stupefacenti. Gli addetti assistono spesso impotenti a risse tra bande, quando chiedono rinforzi i tempi di intervento sono di almeno 5 minuti, «in caso di risse violente sono un’eternità». Chi prova a fermarli incassa cori, minacce, spintoni o peggio. Nei casi più gravi le gang hanno spaccato vetri e devastato le carrozze.

Lo scorso autunno, dopo ripetute proteste, per qualche weekend sono scattati controlli mirati di polizia e carabinieri, pattuglioni anche in borghese che hanno portato a identificare parecchi dei «recidivi». Ma le operazioni spot non bastano, e lo ribadisce la rappresentanza sindacale unitaria Rsu che nei giorni scorsi ha inviato una lettera (l’ennesima) al responsabile del personale e della sicurezza Atm. I sindacalisti ribadiscono che persino la security ha paura a viaggiare sull’ultima treno della linea 2, e chiedono la scorta della polizia di Stato.

Il personale è «esposto a eccessivi rischi per la propria sicurezza». La stessa organizzazione del servizio, scrivono i delegati Rsu, lascerebbe agli addetti una «inopportuna area di interpretazione sulle misure da attuare in situazioni di rischio». E in queste occasioni «spesso si fa leva sul senso civico e del dovere del lavoratore che interviene a proprio rischio e pericolo». Chiedono formalmente all’azienda di attivarsi per garantire «un servizio congiunto a bordo con le forze dell’ordine», non meno di due sabati al mese, «per tutelare i lavoratori e ottenere una gestione corretta delle criticità che hanno già causato troppi rischi».

Per chiudere, sottolineano la situazione viene «denunciata per l’ennesima volta in due anni e mezzo». Le lettere dei sindacati si sprecano, in passato la linea per Gessate è stata definita addirittura «una bomba ad orologeria che prima o poi scoppierà con conseguenze gravi».

I vigilantes prestano servizio in gruppi di due o tre, non hanno gli stessi poteri e strumenti delle forze dell’ordine e di fronte a bande scatenate, spesso coi i coltelli in tasca, si sentono con le mani legati, costretti a rimanere in un angolo per evitare il peggio. Da maggio Atm sperimenterà le bodycam per le guardia giurate, sulle linee della metropolitana e dei bus più pericolose avranno microtelecamere sulle divise. Ma rischia di essere una misura più utile alle indagini che all’intervento immediato.

Il capogruppo milanese di Forza Italia Fabrizio De Pasquale sposa la protesta: «Il Comune e le forze dell’ordine devono garantire una presenza continua sulle linee a rischio dopo le 21, il problema della sicurezza esiste e non possono mandare i dipendenti allo sbaraglio. E bisogna investigare a fondo sul fenomeno delle baby gang che possono arrecare danni alle persone e al patrimonio pubblico, altrimenti non verranno mai sgominate».

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